Di viaggi

di viaggi non s’è più parlato, perchè la puttana di casa immagino semplicemente non ne vuole parlare nemmeno.

una volta c’erano i parenti e i bisognosi, cane in primis, e adesso che sono morti tutti (letteralmente) restiamo a casa lo stesso.

e io lo scrivo nel blog, così tra qualche anno quando magari purtroppo la salute non permetterà più -in modo definitivo- di uscire di casa, potrò stampare questo post, leggerlo davanti ai diretti interessati che saranno poi dispiaciuti e amareggiati del non poter più viaggiare e, dopo il silenzio di rito a fine lettura, accartocciare il foglio e infilarglielo giù per la gola facendogli finalmente ingoiare le loro stesse volontà.

perchè, ricordiamolo: salute, tempo, soldi e possibilità non sono eterni.

L’annuale merda

l’annuale lavoro di merda è entrato nella fase viva e cioè ai lavori di chiusura lavori che però coincidono con la parte più rognosa e delicata perchè bisogna portare avanti il tutto in tre lingue cercando di tenere tutto allineato.

ogni anno la solita solfa, tra ritardi e cambi di idea, correzioni, togli, metti, cambia, tutto last minute.

quest’anno -come negli ultimi- la cosa è filata abbastanza liscia visto che quest’anno tutti sono super sereni e nessuno rompe i coglioni e nelle ultime due edizioni IL POPPANTE se n’era talmente lavato le mani che se fosse rimasto anche quest’anno non mi avrebbe sorpreso se non si fosse fatto proprio nulla.

tanto per dire il grande impegno che lo stronzo richiedeva e il puntiglio che tutti si agitavano a spingere, innervosendo il sottoscritto in primis. sottoscritto che a suon di alzate di spalle e sorrisi e battutine ha smorzato e smussato nel corso degli anni, al grido di “se non si interessa alla questione chi per primo è colui che ne ha urgenza e bisogno, figurati quanto può interessare a me”.

scandalo, ovviamente, ma poi piano piano l’idea (mia) è entrata nelle zucche e tutti da qualche anno stanno lavoricchiando senza troppo stress.

alle volte fregarsene è il miglior punto di partenza.

e il mio fegato ringrazia.

Diamoci un taglio

è passato poco più di un mese da quando sono andato a tagliare i capelli. salone deserto, nessun aiutante e al centro mancavano dei mobili. poco male, ho pensato avesse poco lavoro in quel momento e che stesse facendo un rinnovo interno, cosa che per altro di quando in quando era solita fare.

mi dice che sarebbe andata in ferie per un mese perchè avrebbe avuto dei parenti in visita e, tranquillamente, al pagamento, mi ha pure timbrato la carta fedeltà.

pochi giorno dopo ha chiuso tutto, ha postato “chiuso” sui social e non ha risposto a nessun commento. il salone da allora ha le tende a coprire le vetrine e l’insegna è sparita.

insomma: ha chiuso. altro che parenti in visita.

perchè?

come mai così all’improvviso e senza dire niente a nessuno?

LEI impazzita, curiosa come la merda, moriva dalla voglia di sapere. un mese di intoccata polvere sui mobili ma l’unica preoccupazione era la parrucchiera, tra l’altro da tempo manco più sua!

la settimana scorsa, un mese dopo i fatti, pare sia saltata fuori la verità.

la parrucchiera ha abbandonato marito, famiglia e salone ed è partita con un uomo più grande di lei “a cui come lei piace viaggiare”.

ecco qua.

adesso ho i capelli lunghi e col problema dei miei capelli è già un trauma ogni volta doverli tagliare, figurarsi adesso dovermi rivolgermi a un nuovo estraneo e star lì con l’ansia a spiegare cosa NON voglio succeda a fine taglio.

è andata anche la parrucchiera.

vedi un po’ te, a volte, la vita.