Chi non lavora, insegna

in viaggio verso il mare, domenica, con LEI che finisce col raccontare che una sua amica barista non riesce a trovare personale. prima ancora una amica parrucchiera messa nella medesima condizione: schiavi cercasi ma nessuno risponde e chi risponde chiede soldi e weekend liberi.

“no, non te li do!” avrebbe risposto una grande capa, prontamente abbandonata dalla candidata di turno che ha preso la borsa, ha salutato ed è andata via.

gli anni di schiavi sottopagati, voucher e contrattini farlocchi da 500 euro al mese sono finiti (o la fine è iniziata) ma agli incoronati questa cosa non è chiara.

il covid ha spazzato via ogni precarietà e adesso chi cerca vuole solidità e non ritrovarsi ad essere pagato in nero per poi ritrovarsi a casa senza aiuti in caso di fallimento o lockdown, restrizioni o altre mazzate che potrebbero piovere dal cielo.

vallo a spiegare a LEI, che appena mi ha sentito spiegare quanto sopra è esplosa liquidando il tutto con la mancanza di voglia di lavorare della gente al giorno d’oggi che invece vuole avere soldi, tanti, tutto pronto e tempo libero e spendere tanti soldi e divertirsi!

mica scemi! o no? preferisci spaccare pietre in miniera o andare a locali con i tuoi amici il sabato sera, senza orari, coprifuoco o orologi che segnano il tempo? risposta ovvia.

la verità è che, semplicemente, il cameriere o l’aiuto parrucchiere dovrebbero essere lavori per 40enni padri di famiglia, con voglia, tempo e bisogno di lavorare che però dovrebbero portare a casa uno stipendio adeguato a bisogni e capacità. e qui casca l’asino, perchè auguri a trovare una parrucchiera o un barista che paga i suoi dipendenti stipendi dai 1.500 a salite.

loro vogliono lo schiavo a pochi soldi e possibilmente pagarlo anche per metà a nero, così da lavare i fondi illecitamente guadagnati e ritrovarsi a fine mese con le rate di casa e suv pagate senza problemi e, per i dipendenti, una calorosa stretta di mano.

una volta funzionava così, ora non più. una volta con 1.000 euro qualcosa riuscivi a comprare, qualche sfizio riuscivi a levartelo. ora con 1.000 euro a malapena paghi le spese dell’auto e, mettici una rata di qualunque cosa o una spesa per una pizza o uno sfizio, cosa rimane alla fine?

ma a parlare di fannulloni e generazioni di smidollati guarda caso sono sempre e solo due categorie di persone: i ricchi imprenditori o chi non ha bisogno di lavorare per vivere perchè o ha un rendita oppure è in pensione (d’oro) e si gode i frutti di quando l’economia italiana tirava bene.

altri tempi, un altro pianeta, anzi.

ora è tutto e subito e se le condizioni non sono ragionevoli, grazie e arrivederci.

poi, nervosismi e opinioni a parte, ci pensa la legge di mercato: se servono schiavi e questi scarseggiano o alzi gli stipendi o ti arrangi a mandare avanti l’attività che tu stesso hai creato.

d’altra parte, mettetela come vi pare, se le regole del gioco non garbano nessuno, potendo, è obbligato a giocare, no?

Jobs

BAGNINO non lavora più. questa estate, alla fine della stagione, aveva trovato un posto come magazziniere. pensavo fosse a tempo pieno e invece era a mezza giornata, tanto gli basta per vivere rompendosi le palle solo al mattino per poi cazzeggiare coi suoi soliti traffici nel pomeriggio.

l’idillio è durato circa 4 mesi. ora è nuovamente a casa, immagino dimesso perchè il lavoro fisso dopo 4 mesi è diventato troppo pensante. la solita storia a me ben nota, dato che per lui la vita è libertà e non catene. ed è sempre meglio avere una dipendenza che essere dipendente. la solita storia di uno che si sta bruciando la vita con robaccia di vario genere.

ora “si allena per due mesetti” (???) e poi tornerà in spiaggia perchè “XXX (il suo titolare) è una grande” e quindi niente, si torna in torretta tra sole, mare, gente per chiacchierare e carretto degli aperitivi a portata di mano per arrivare a sera sbronzo marcio ogni giorno.

il lavoro serio e pulito può attendere, almeno fino a fine stagione quando tonerà a parlare di futuro, stabilità, nuovo lavoro, di voler mollare tutto, trasferirsi non si sa dove e tornerà a farneticare di professioni che cambiano ogni venti minuti, dall’essere cameriere in ristorante a pizzaiolo, al fare il magazziniere a guidare un camion o andare a fare qualcosa in proprio. fantasticherie a 34 anni.

testa annebbiata da qualunque cosa farebbe meglio invece a lasciare perdere a animo leggero di chi guarda il mare con sei bicchieri di vino in corpo sotto il cocente sole di luglio.

estate 2022, noi siamo pronti.

Uno o due

“avere due appartamenti al mare è un impegno!”, disse LEI guardando controluce la polvere depositata sul tavolo della cucina.

averne uno, due o mille non cambia nulla se non ne pulisci neanche uno. giusto?
l’ultima volta che sono stati puliti di fino, alla perfezione, è stato alla fine del lockdown del 2020 quando, verso la fine, annoiati (la truppa) dall’impossibilità di uscire di casa abbiamo colto l’occasione di una giornata di pulizie al mare. da allora non è stato fatto nulla e si può solo immaginare la condizione di mobili e superfici dopo 24 mesi di polvere e sabbia.

tant’è. credevo si sarebbe potuto organizzare una giornata di mare in settimana a pulire e sistemare ma credo che l’idea di far tornare in azione LA SERVA 2 stia iniziando a prendere forma.

d’altra parte LEI a malapena pulisce casa nostra, figurati quando mai troverà tempo e voglia di pulire case che non usiamo mai.

auguri.

L’amica

14 ottobre 2020.

“per favore niente immagini di cazzate, mi si intasa il cellulare e non ho tempo di guardare cose inutili, grazie”.

31 gennaio 2022.

nessun messaggio è stato inviato da me a lei. e viceversa.
poi lei è quella che quando mi vede mi salta al collo e mi stritola, con bacini, appellativi, smancerie varie, ridendo a ogni scoreggia mi esce dalla bocca, neanche fosse il comico, il divertimento della sua vita, unica gioia della sua esistenza, un faro nell’oscurità.

poi lei è quella che racconta in giro che “l’amicizia tra uomo e donna è possibile e noi (io e lei) ne siamo l’esempio per eccellenza”.

poi lei è quella che non scrive, non manda sms, non telefona, non manda email, messaggi, non dà segni di vita, mai, per nessun motivo. è quella che non risponde, che riattacca, che quando ci siamo rivisti dopo anni mi ha nascosto fatti e raccontato balle per neanche so quale motivo, visto che lei è adulta e vaccinata e può fare quello che vuole, quando, dove e con chi vuole.

lei è stata l’amica degli anni d’oro del campeggio, lei è stata un divertimento, una compagnia. lei è stata qualcosa che fuori, attraversati quei cancelli, è stata solo una delusione che non ha mai fatto corrispondere i gesti fisici, le parole, le promesse e i torni a fatti concreti.

io sono quello che quando prende il tuo numero lo tiene in rubrica per sempre.

o sono quello che più o meno spesso si fa sentire, che fa una telefonata, manda un messaggio, chiede sempre “come va?” o “come stai?” o “ci sono novità?”.
io sono quello che dentro o fuori a quei cancelli sono sempre e solo io, che ti sorrido e ti calcolo tanto dentro quanto fuori, che non sono falso, che non salta al collo di gente di cui poco mi importa, anzi, io non salto mai al collo di nessuno perchè pur non parlando mai io sono quello che fa i fatti, che chiama, che è presente, che manda una cazzata per ridere, che ti pensa anche quando non sei qui con me, che sa della tua esistenza anche dopo due anni di (tuo) silenzio.

questo sono io e questo è quello che io voglio dagli altri: considerazione, presenza, affidabilità.

ci conosciamo da oltre 20 anni e dal 14 ottobre 2020 per me la cosa è finita così.
è, resta e resterà sempre una ragazzina conosciuta una estate in campeggio, rivista per più estati e che poi, finita l’estate, ha ripreso con la sua vita, le sue cose, altro. punto. lei è stata quell’estate, quei luoghi, quei momenti.
tanto più che, a detta di molti, era pure innamorata di me. bel modo di corteggiare, dico io.

è andata come è andata.

vorrei dire che oggi lei non c’è più nella mia vita ma è più corretto dire che lei nella mia vita non c’è mai stata se non per l’illusione che mi ero costruito credendo a parole e abbracci che in realtà era tutta plastica da quattro soldi.

mi restano i ricordi delle estati divertenti, della sala giochi, del campeggio, della piscina, delle serate, della spiaggia, della gioventù. almeno questi li conservo con cura, dato che a conservare le cose sono maestro e per farlo, grazie a dio, non ho bisogno di nessuno.

Il copione del mare

sabato a fare shopping sfrenato per soffocare il desiderio -impossibile da soddisfare- di avere un qualunque tipo di compagnia per il fine settimana.

domenica (oggi) al mare con la truppa, a un mese esatto dall’ultima volta.

il copione si ripete: le manovre di partenza sono durate mezz’ora, poi la colazione per strada e arrivo alle 11.30 passate. tempo di fare due passi di numero a siamo andati a mangiare e poi finalmente, a pomeriggio iniziato, abbiamo iniziato la passeggiata lungo l’argine e poi avanti fino alla discoteca per poi tornare in appartamento perchè LEI ha male ai piedi e deve fare pipì.

lì, capito che neanche l’idea di uscire in bici aggradava il capogruppo, ho mollato tutti e sono andato via per i cavoli miei, per poi ritrovarli tutti in gelateria a gustare una coppa gelato gigante che altro non era che il loro piano fin dal principio. semplicemente.

altro giro in centro, poi lungo la via dei negozi ma solo per metà (un passo in più proprio non poteva essere fatto), quindi ritorno in appartamento, chiudi tutto e alle 16.45 eravamo già sulla strada di casa.

al laghetto non si è potuti andare, figurarsi parlare di campeggio e di vecchia spiaggia. niente da fare.

è andata così, benissimo, tutto sommato, ma abbiamo fatto 13 km in tutto, ben distanti dalla media di 25-30 km ai quali sono abituato.

e domani si torna in ufficio a scaldare la sedia per altre 40 ore.

alè.