Professione virus

ikea, venerdì sera, a poche ore dalla chiusura. parcheggio deserto, lascio l’auto praticamente davanti alla porta d’ingresso. evito di salire le scale ed entrare dall’area casse perchè al piano c’è il solito frustratello della security che gentilmente mi chiede di fare il giro ed entrare dall’ingresso, cosa logica a parole, un po’ meno se per via del virus hanno spostato l’ingresso 80 km più avanti con l’aggravante di una serpentina infinita di transenne che manco a gardaland per salire in giostra.

raggiungo quindi l’ingresso e come al solito scavalco la transenna per evitare di fare 50 km a piedi, cosa ridicola perchè di fatto non c’era nessuno in coda!

la tipa all’ingresso (sempre security) mi vede e mi “sgrida”, perchè “non si può scavalcare”. fingo di non aver capito e le chiedo di ripetere. e lo ripete.

“vabbè”, le dico, chiaramente è ovvio che non essendoci nessuno non ho “rubato” il posto a qualcuno.

“deve aspettare che entrino i signori” e mi indica una coppia in arrivo a 50 metri di distanza.

ok. resto fermo lì tipo 2 secondi, questi mi superano, entrano e poi entro io dietro di loro.

“adesso è contenta” la sbeffeggio non appena metto piede in negozio.

non so se mi ha sentito, ma penso di si.

la classica scemetta disoccupata che non appena finirà la pagliacciata del virus tornerà a fare la coda all’ufficio di collocamento perchè il suo contrattino per misurare la febbre all’ingresso ai clienti scadrà e la società per cui lavora le darà un calcio nel culo e “grazie e arrivederci”.

poi vediamo se può permettersi di andare da ikea a saltare la fila.

Del comprare la libertà

venerdì saranno 6 mesi da quando la parente è morta e non passa giorno che io non l’abbia pensata.

ed esattamente venerdì inizierà a prendersi cura del vedovo una signora del paese che per circa un ora la giorno si occuperà dei medicinali e di qualche piccolo lavoretto di casa. tutto questo per qualche giorno a settimana “o per quando ho bisogno di andare via”.

LEI ha finalmente trovato il modo di liberare le giornate estive per prendere l’auto e trasferire tutti al mare rigorosamente in orario d’ufficio senza avere il fastidio, il pensiero e l’incomodo di dover presenziare ogni mattina nella cucina del vedovo.

ancora una volta basta pagare e i problemi si risolvono subito.

la cosa ridicola è che racconta a tutti dei sacrifici fatti negli ultimi anni per seguire la parente quando era in vita, sacrifici che consistevano nell’andare a casa sua anche due volte al giorno a chiacchierare e bere caffè a discapito degli innumerevoli lavori domestici che, con o senza parente, non sarebbero (e non sono mai stati!) fatti ugualmente.

insomma: andare a bere tazze di caffè due volte al giorno PER ANNI andava bene mentre sono bastati 6 mesi di capatine giornaliere di un paio d’ore per esasperare gli animi.

d’altra parte le chiacchiere hanno lasciato lo spazio alle lamentele assurde del vedovo e le tazze del caffè ora vanno lavate e non bevute, senza considerare il bucato, il letto da rifare e il pavimento da spazzare.

chiacchierare per anni e poi tornare a casa a fare i teatri da matta “perchè sono indietro coi lavori di casa” andava bene, così come andava bene aver fatto sfumare 4 viaggi all’estero in altrettante estati, senza contare tutti i natali passati sempre a casa “perchè io a natale non mi muovo neanche sogno!!!!!!!!!!”.

adesso che restare a casa è diventato scomodo e lavare i piatti altrui reca disturbo… puff!… come per magia la cosa è presto risolta.

io sempre al lavoro, lei sempre in festa.

il mondo gira sempre bene per certi furtunelli…