Di cose a caso

la videocamera di sorveglianza che ho preso sabato tornando a casa dal mare l’ho attivata io ieri sera, dato che la truppa nei due giorni liberi a girovagare senza niente da fare per casa non aveva trovato tempo e modo di metterla in funzione.


profilo #6 ha ricevuto il link per visionare le mie foto e valutare se la mia persona possa essere di suo interesse da oltre 24 ore ma non ha ancora avuto tempo (o voglia) di farmi sapere cosa pensa a riguardo. cosa pensa di me, in effetti.

sono sempre più propenso a pensare che certe app è meglio lasciarle perdere perchè, specie nel mio caso, portano più ansia, stress e delusioni che altro.


la sedia a rotelle è stata ordinata online con un risparmio di oltre 100 euro rispetto ai ladri del negozio di sanitaria (che va bene guadagnarci sopra ma avere la faccia come il culo anche no!). mancano le stampelle che non sono state ordinate assieme alla sedia e il cui mancato ordine NON rientra nelle cose di mio interesse.

Dei mesiversari (quelli belli)

4 settimane senza lo stronzo figlio di puttana bugiardo tra i piedi. posso essere più felice? si, lo potrei essere in mille modi diversi, ma in questo preciso momento mi sento di dire che la vita, in piccolissima parte, per una volta ha avuto una inaspettata svolta positiva.

non vederlo, non sentirlo, non dover sopportare i suoi capricci, i suoi malumori, le sue idee del cazzo, le sue imposizioni, le sue regole, infinite, su qualunque cosa, il suo dover continuamente far pesare il suo ruolo e volere solo e quando gli garbava di imporlo, le sue infinite bugie talmente ridicole e scontate e banali che anche la merda nel cesso appena cagata gli rideva alle spalle.

andato. sparito. per sempre.

è passato un mese -un mese e mezzo se conto anche la pausa di natale- e mi sembra di non averlo mai conosciuto, mai sopportato, nonostante i dieci anni dove l’ho subito e sopportato otto ore al giorno non siano stati certo leggerissimi, tra alti e bassi, sempre e comunque.

nel 2020 ero a un passo dal mollare tutto, poi grazie a dio il covid ha fermato il mondo intero e io come tutti sono stato costretto a restare isolato a casa mia, in pace, per 40 meravigliosi giorni. una rinascita, fosse solo per il fatto di non doverlo più vedere e sentire a tempo comunque indeterminato.

ora è sparito, andato per la sua strada.

è come essersi liberati di un brutto male.

buon mesiversario a me.

e a lui auguro solo che un camion gli passi sopra quanto prima.

Dei cervelli senza rotelle

venerdì LEi sarà operata al piede, poi resterà ricoverata qualche giorno e poi per tre mesi riposo assoluto.

di quanto sopra è a conoscenza da mesi, del ricovero, dell’operazione, del riposo forzato, del piede/gamba da tenere fermo, dell’impossibilità praticamente poi di muoversi.

ora, di mio, suppongo che chi di dovere (la diretta interessata e la truppa di nullafacenti che popolano la medesima casa) abbiano già elaborato una strategia su come tutto questo, su come questi TRE MESI, saranno affrontati.

nessuno sa cucinare, nessuno sa accendere una lavatrice, nessuno sa stirare. bazzecole, tanto per dire. che sarà mai, no?

la settimana scorsa hanno preventivato in sanitaria una sedia a rotelle, costo 300 euro. online costa come minimo 100 euro di meno e ora si stanno mangiando le mani sul come fare per annullare da una parte e ordinare dall’altra. e poi ci sono le stampelle, minimo 50 euro circa.

poco fa LA PRINCIPESSA ha parlato del fatto che “siccome non c’è collaborazione le cose vengono fatte all’ultimo minuto”.

ora: io lavoro 8 ore al giorno + 1 di viaggio. devo occuparmi io di che cosa, esattamente? devo essere io a sapere (senza sapere) che serve una sedia a rotelle? io pensavo avrebbe svernato a letto per 3 mesi saltellando per casa alla bisogna. punto. no, secondo qualcuno avrei quasi dovuto saperlo, interessarmi, informarmi. e chi mi ha messo al corrente di cotante necessità? appunto: nessuno.

poi potrei anche buttare lì la questione del bucato, del ferro da stiro, della lavatrice, dei panni da stendere, della cucina da pulire, dei piatti da lavare e dell’acqua per la pasta che, neanche a dirlo, esigo stia già bollendo quando rientro a casa per i 38 secondi di pausa pranzo. o devo avvisare, programmare, discutere anche l’ovvio? probabilmente si, a questo punto.

e poi c’è la questione della doccia: come si laverà? ha preparato una sedia in plastica da infilare in doccia e una da tenere fuori dalla doccia per reggere la gamba per non farla bagnare? io sedie in giro per casa non le ho viste e siamo praticamente a martedì. l’operazione è venerdì.

ci devo pensare io?

di mio posso dire che le palle iniziano un po’ a vibrarmi perchè non capisco (e mai capirò) il perchè esista gente che nonostante MESI di tempo per prepararsi al peggio e con la possibilità di programmare, prevedere, organizzare mille e una cose PRIMA che il mondo finisca, si ritrovino puntualmente all’ultimo momento a fare gran parte di quando necessario, sbuffando e spandendo rabbia e merda su chi (io!) non ha -quasi- nulla a che fare con tutto ciò.

voglio dire: gente a casa con le mani sulle palle da due decadi non ha trovato tempo, modo e voglia per risolvere quanto necessario e adesso ci si aspetta che uno che va a rompersi le palle 160 ore la mese in ufficio trovi/abbia la voglia di prevedere, organizzare, preparare la qualunque?

no, fatemi capire.

Mare

sabato al mare, con arrivo al mattino alla vecchia spiaggia e il classico giro fino all’ingresso e ritorno, passando poi lungo la passeggiata in cemento fino allo stabilimento di DAN e ritorno, al telefono con BAGNINO che non sentivo (a voce) da settembre.

ora ha trovato lavoro vicino casa e già spande merda sullo stabilimento dove ha lavorato, lo stabilimento che era “un posto d’oro dove mi trattano alla grande e dove non mi rompo le palle”. ma come sempre, da sempre, è un volta bandiera: quello che oggi va alla grande tra due secondi è il peggiore dei bordelli. ok. poi vedremo quanto durerà in fabbrica otto ore o più al giorno, dove si deve correre e lavorare senza la possibilità di bere 14 birre al giorno e fumare di tutto e di più ogni 25 minuti.

annuisco e mi congratulo con lui, tanto già lo so che non durerà e tornerà o disoccupato o a fare la stagione in torretta, sotto il sole, finendo poi col lodare quel lavoro che “lo fa stare tranquillo e può fumare e bere senza problemi”.

finiamo sempre lì, insomma.

le decorazioni di natale sono state riposte e poi ho fatto un bel giro in bici, il solito, dal centro al confine estremo della città e ritorno verso il porto, la chiesa e via dicendo.

se non altro un weekend dove, dopo tanto, non sono marcito a casa steso sul divano.

Dei rapporti innaturali

mi rendo conto che alla fine, foto o non foto, chat o non chat, la questione fondamentale è che non mi sento a mio agio a conoscere una persona online già con il presupposto di doverci costruire sopra qualcosa di importante. non è normale, non è naturale.

le persone le conosci nei locali, a degli eventi, alle feste, per caso. le persone le incontri e le odi da subito, magari, ma poi si cambia, ci si conosce. non si esce in strada guardandosi intorno e fermando gente a casa domandandogli “hey! vuoi una storia seria con me? ti piaccio?”.

tinder e altre app hanno sostituito gli annunci matrimoniali che leggevo anni or sono sui giornalini, tutta gente che non ha mai trovato l’altra metà della mela e come ultima spiaggia prima di un inevitabile funerale sentimentale giocavano la carta del massimo 200 caratteri a pagamento descrivendo se stessi con frasi standard e banali o puntando su presunta fedeltà, lealtà e serietà. sarebbe interessante capire quanti sogni d’amore sono stati coronati da questi fiumi di inchiostro. presumo pochi. pochissimi.

ma oggi siamo nel 2000, anzi 2023, ci sono le app e i cellulari smart e l’amore lo trovi con un tap mentre sei seduto sul water. tap, tap, i love you, fatto.

mah.