Del tempo ritrovato

ieri sera tappa al supermercato dove per caso ho trovato un nuovo orologio, abbastanza brutto, ma per 10 euro almeno è resistente all’acqua e conta i passi.

tornato a casa, scartato, noto che è ancora più brutto di quanto pensavo, ma tant’è, per 10 euro non posso chiedere di meglio.

il mio invece lo avevo perso il 23 maggio, non so dove, come e quando.

fatalità ieri sera decido di mettere ordine tra le borse di carta (LEI non fa un cazzo) e nel farlo butto l’occhio a terra dove fino a un mese fa erano archiviati i ventilatori.

qualcosa sporge da sotto una scatola. sollevo.

IL MIO OROLOGIO!!!

Fuorché pulire

torno dal lavoro e smonto mezza stanza per spolverare tutto. sul pavimento c’è praticamente la farina, la lampada da terra ha il bordo bianco, chiaro segnale che da settimana non passa scopa.

spolvero i mobili, sposto gli oggetti, risistemo togliendo le cose inutili, compreso lo stereo inutilizzato da anni che adesso andrà nel mucchio delle cose inutili al piano di sotto. fine di un’era. ora ci sono le casse bluetooth, più pratiche, più piccole, più moderne.

spalanco anche le stanze chiuse e dentro è praticamente una pentola a pressione: caldo e umido da morire. e con le finestre aperte e la luce naturale che entra, oltre all’aria fresca, il pavimento risplende di bianca polvere: polvere. polvere, polvere, polvere. polvere ovunque.

da quanto non pulisce? avevo pulito io l’ultima volta, MESI FA. chi ha pulito da allora? nessuno. basta guardare a terra per misurare il tasso di menefreghismo.

quindi passo alla buona almeno l’ingresso delle stanza e il corridoio dove ha lasciato due scope, sotto zeppe di polvere. manco i resti ha pulito. poco tempo? troppe cazzate inutili da pensare.

e quindi, solo in casa, inizio a urlare e bestemmiare, perchè non è possibile che ci siano stronzi disoccupati per casa da anni e che la casa cada e pezzi e sia sempre polverosa e incasinata. ogni angolo, ogni superficie è lo specchio del più totale menefreghismo.

e poi c’è la foto della parente, una quasi novantenne che fino agli 87 ha tenuto in piedi da sola una casa e mezzo, l’orto, gli animali, un marito, tasse, bollette, posta, banca, uffici comunali e il cimitero, la spesa al supermercato, tutti gli altri acquisti, non dimenticando mai un compleanno di nessuno e correndo a dare una mano ovunque servisse. faceva le sue cose, quelle del marito, quelle di tutti e quelle degli altri.

da me gira gente che sfonda divani e consuma cellulari.

dentro caos e polvere, fuori erbacce e muri scrostati.

a una certa lascio perdere.

combattere contro il vento è una guerra persa in partenza.