No more cazzeggio

LEI a casa, chiusa fuori dalla piscina sbarrata causa nuovo dpcm, almeno due ore di cazzeggio risparmiato che -spero- saranno da oggi dedicate alla casa almeno fino alla riapertura di cazzeggioland prevista non prima del 24 novembre.

da stasera siamo tutti ufficialmente schiavi del sistema, larve umane che devono andare a timbrare il cartellino, morire 8 ore al giorno per far ricchi pochi altri e poi tornare a tapparsi in casa, magari girando in mutande e mascherina, per non rovinare il precario equilibrio economico di un paese che da almeno 20 anni ha visto aumentare tutto meno che le buste paga.

poi parlano di “sacrifici” per salvare il natale.

non è meglio salvare l’estate, invece?

Sognando

sogno un ufficio ricavato dentro a una bolla di plastica in fondo al molo, trasparente per permettermi di ammirare il panorama a 360°, riscaldato e protetto da vento e mareggiate.
lì a lavorare, poi, otto ore la giorno lontano da tutto e da tutti, col molo dritto e preciso come unica via di arrivo e partenza, senza traffico, per raggiungere poi l’ingresso del campeggio dove passerei il resto della giornata e poco importa se è tutto chiuso e non c’è anima vita, tanto alla fine cosa cambia? qui ora è pieno di anime che però farei ben volentieri a meno di vedere.

appunto, non cambierebbe nulla.

internet veloce, una buona tv, spazio per le mie cose, servizi vari, quel poco che basta. cosa potrei volere di più dalla vita?

in giornata ci sarebbero comunque operai e giardinieri al lavoro per tutto l’inverno, prima per chiudere tutto e poi per rifare il lavoro al contrario, riaprire. non sarei mai da solo al 100% o comunque non lo sarei quasi mai per l’intera giornata.

dopo pranzo andrei a fare lunghe passeggiate prima di tornare al lavoro e nessuno mi vieta poi di farne anche la sera, o farne magari una in orario d’ufficio, che se tanto non c’è un cazzo da fare poco mi costa andarmene in giro col telefono in tasca in caso di bisogno.

il lavoro sarebbe dentro la vita e non il contrario.

sarei all’aperto per tutto l’anno, poi d’estate con l’arrivo dei turisti sarei già lì, alle 17.30 timbro e il tempo di mettermi il costume sarei già in spiaggia, con sole e beachvolley che, volendo, possono durare anche fino alle otto di sera. una seconda giornata dopo una giornata di lavoro, senza contare che potrebbero benissimo essere i bagnini a venire a trovarmi in pausa pranzo -loro- e sedersi lì a chiacchierare mentre, impunito come tutti qui dentro, faccio i cavoli miei con incurante leggiadria.

lavorerei lo stesso, stesse ore e anzi, probabilmente farei di più e meglio, sarei libero, avrei il mio paradiso, il mio spazio e forse anche tanta serenità in più.

utopia.

pura utopia.

Dei weekend

sabato mattina dal fotografo per la patente, poi pomeriggio ai soliti centri commerciali con IL PELOSO, compagnia pomeridiana che mancava praticamente da inizio giugno.

divertente, tutto sommato.

poi ieri sera partenza per il mare, notte nel vecchio appartamento e oggi grazie al cambio di orario ho guadagnato un ora piena di mare, tra passeggiate (20 km circa) e giri in bicicletta (circa 23 km) in un clima praticamente primaverile, in maniche corte e senza mascherina in giro tra spiaggia e centro città, in totale libertà e relax.

da domani invece pare scatterà il “lockdown da schivai” che come già avevo previsto sarà incentrato per rovinare il tempo libero risparmiando di chiudere le fabbrichette, cosa che ormai è praticamente questione di una decina di giorni dato l’espandersi del contagio.

il gioco degli stupidi, pare, non c’è altro modo di descriverlo.

mettiamoci seduti: lo show sta per iniziare.

Farà, vedrà

la soffitta è ancora senza tende ma in compenso i telefoni di casa (fissi e mobili) squillano da mattina a sera. LEI è passata da casalinga (mansione che non svolge seriamente da secoli) a centralinista, giostrandosi maldestramente tra squilli in contemporanea che ovviamente mai vuole perdere o chiedere ai rompi coglioni di turno di richiamare più tardi.

intanto fino a un paio di giorni fa sono rimasto chiuso fuori in strada perchè il cancello elettrico non si apriva (ora riparato -ieri- cambiando il motore). suono il clacson ma quando una è al telefono e gli altri fannulloni sono spalmati davanti alla tv a tutto volume l’unico risultato che ottengo, oltre e disturbare i vicini, è quello di farmi esplodere le coronarie dalla rabbia.

perchè sia mai ci sia un solo cervello funzionante che arrivi a capire che forse sarebbe il caso di tenere aperti i cancelli all’ora -sempre uguale!- del mio arrivo, anzichè fare scendere dall’auto per suonare prepotentemente il campanello a uno che si è fatto 4 ore di ufficio e 30 minuti di traffico.
niente.

cazzeggiare è meglio.