il solito casino dei vicini mi ha svegliato anzitempo anche questa mattina e mi ha fatto pensare a una cosa.
“e se invece di licenziami fossi rimasto da IL PORCO, come sarebbe stata la mia vita?”.
sorrido, davanti allo specchio del bagno, ripetendomi che l’aver mollato tutto -e al momento perfetto, tutto sommato- è stata la più grande salvezza della mia vita.
a essere rimasto lì avrei combattuto per oltre un ulteriore decennio innumerevoli battaglie contro alcolizzati, sadici, egocentrici, bugiardi. avrei la faccia piena di rughe, i capelli bianchi anzitempo, sarei certamente grasso e gonfio per lo stress, arrabbiato e sicuramente adotterei un linguaggio volgare e poco ortodosso ogni qualvolta mi si presentasse l’occasione di aprire la bocca.
le liti sarebbero state quotidiane, lo stress a livelli astronomici e, presto o tardi saremmo tutti finiti col chiamare avvocati (o la polizia) per porre fine in modo definitivo a molteplici questioni. e poi avrebbero vinto loro, il club di satana al gran completo, che gira e gira avrebbero trasformato ogni dispetto in innocente azione, con aureola in testa e tutto il resto.
alla fine me ne sarei andato (o comunque dovuto andare) con mille risentimenti, con meno soldi di quanti avrei voluto e l’astio che mi avrebbe divorato per gli anni a venire.
invece no, è andato tutto per il meglio, mollando tutto, dimostrando che non mi importava niente di niente, dimostrando che i loro soldi potevano (e possono) infilarseli tranquillamente nel culo, perchè tanto la vita, come poi è stato in effetti, è andata avanti (e tutt’ora prosegue) senza tutti loro, anzi, meglio.
spengo la luce, prendo le chiavi e mi dirigo verso la mia solita galera chiamata “ufficio”.
poteva essere peggio, mi ripeto, poteva essere molto, molto, molto, molto peggio.
crepate tutti malissimo.