Io non pedalo

neanche il tempo di tornare a casa e togliere il portafoglio dalla tasca che LEI annuncia di dover (io) indossare un giaccone pesante per uscire.

“per andare dove?”

a prendere una bicicletta.

ho bruciato la cosa sul nascere spegnendo immediatamente la gioia e l’euforia generale di chi già era sulle scale pronto a partire.

non voglio biciclette e di certo non voglio un bicicletta come regalo di compleanno. la bicicletta è una cosa che vuole LEI, l’ennesima fissazione di un milione di fissazioni su desideri suoi, bramosie sue, idee sue.

anni fa è arrivata una valigia in regalo per il mio compleanno, una valigia “così ne hai una quando andiamo via”, una valigia carica di prese per il culo dato che ogni estate c’è una scusa di merda per non andare via. i ladri, i morti, il cane, il brutto tempo. anni, estati intere perse per sempre, con la valigia nuova usata credo solo una volta e poi sepolta in mezzo a mille altre cose, lasciata lì a marcire.

la valigia.

poi i regali di tutti i giorni: ciabatte, lenzuola, altre stronzate. LEI vede che manca qualcosa e quello diventa il mio regalo. LEI semplicemente vuole qualcosa e quello poi diventa “il regalo del mio compleanno”.

no. questa volta no.

vorrei dei momenti di qualità e non è mai possibile. al mare in giornata a mangiare la pizza non si può “perchè LA PRINCIPESSA non può”. e a me che cazzo interessa? è il mio compleanno, non il suo. devo saltare la giornata perchè lei non può esserci? affari sui. verrà la sera o il giorno dopo.

no. non si può. e allora andremo in pizzeria dove ha deciso LEI invitando LA PRINCIPESSA e l’ennesimo fidanzato, come se dovesse essere la famiglia felice che va alla festa di uno dei tanti famigliari.

e andare al mare domenica? no. non si può perchè hanno i turni, LA PRINCIPESSA e L’IMPIEGATO.

nel mio giorno devo fare sempre quello che vogliono gli altri, dove vogliono gli altri, quando, come e dove vogliono gli altri.

io, nel mio giorno, non posso mettere bocca.

e ora la bicicletta? no. non la voglio. non la voglio perchè non la uso e non spendo 200 euro o quelli che sono perchè una matta rincoglionita ha l’ennesima fissazione “perchè poi usi la mia per andare in giro”.

“quando” chiedo “ho usato la bicicletta?”.

silenzio.

“dimmi UNA volta, negli ultimi due anni che mi hai visto usare la bici”.

silenzio.

la parente è morta a gennaio 2020, il vedovo è morto ad agosto 2021. non ho più nessuno al mondo da andare a trovare in bicicletta e di certo, oggi, non ho previsione di uscire in bici nel weekend dato che non appena posso, anche col freddo, vado al mare.

la bici la volevo al mare ma non si è mai fatto nulla per realizzare questa cosa. la bici che uso ora è quella della parente, portata dal me al mare e data in concessione solo per non lasciarla all’altro erede. se non moriva lei non avrei una bici. per la cronaca.

vorrei un cane. vorrei fare un viaggio, un viaggio prenotato mesi prima, non l’ultimo momento e con la schiuma rabbiosa alla bocca dai soliti quattro coglioni che mi stanno intorno. vorrei certezze, tranquillità obiettivi. vorrei la serenità che ormai ho pieno diritto -e possibilità!- di avere. mi spetta. la voglio, la pretendo.

una cazzo di bici, invece, soldi buttati nel cesso, manutenzioni da fare per freni rotti e ruote bucate perchè, ferma per mesi, le ruote marciscono, si deteriorano. e comunque, ripeto, dove vado in bicicletta? vago da solo verso dove?

non c’è niente nella mia vita, neanche una meta.

non serve una bici.

serve una pistola, un proiettile e il coraggio di fare il salto verso una possibile meritata serenità.

auguri.

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