La casa dei sogni

l’attico è stato venduto. qualcuno con 1 milione di euro è entrato in agenzia e lo ha comprato.

per mesi ho fantasticato l’idea che fosse mio, divertendomi a riarredarlo col pensiero, facendo a pezzi l’orrenda carta da parati, l’armadio a muro, la lurida vasca idromassaggio sul terrazzo e bruciando gli orrendi comodini a ceppo.

lo avrei ridipinto, avrei scelto colori più “marini”, mobili in legno chiaro, quadri grandi e colorati, arredi semplici ma funzionali, proporzionati agli spazi. e avrei arredato la meravigliosa terrazza, uno spazio gigantesco da 122 metri quadrati da riempire con grandi vasi di verdissime piante, luci a filo, arredi moderni e poche altre cose.

e sarei salito lì al tramonto, con una bibita in mano, scalzo, passeggiando per lo spazio che separa la porta dalla ringhiera, mi sarei affacciato, ammirando il porto dall’alto, l’infinito orizzonte oltre la città, sospirando, sorridendo, abbandonandomi alla morbida sensazione che solo il poter possedere una simile meraviglia può darti.

mi sarei sentito importante, mi sarei sentito realizzato, perchè quell’appartamento significava l’aver avuto la possibilità di possederlo e quindi di avere in tasca soldi quanto basta a potermi godere la vita senza sottostare a contratti e buste paga.

tutto finito, invece. ora ci sarà un’altra persona su quel terrazzo, qualcun altro che arrederà, colorerà, sceglierà tutto con cura. qualcuno che salirà al tramonto con un bicchiere in mano, guarderà l’orizzonte e sorriderà pensando a come, fatti alla mano, la vita tutto sommato col denaro è decisamente più facile.

peccato.

desideri infranti ne abbiamo?

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