Tu quoque, Brute, fili mi!

1 luglio 2015.

sei anni fa, oggi, iniziava la guerra finale che avrebbe poi postato i due storici regnanti a prendere ognuno la propria strada. il debole ha posto fine al sodalizio e il forte, come previsto, ha accelerato il più possibile le cose affinchè il divorzio fosse in più rapido possibile, eccitato dal ghiottissimo pensiero che tutto poi sarebbe stato in suo potere.

la “guerra” si concluse in maniera inaspettatamente pacifica quattro mesi più tardi, con firme e saluti di rito. e ognuno per se.

da allora è cambiato tutto per fare in modo che non cambi nulla: chi ha chiesto il divorzio ha scoperto una nuova dimensione di vita che credo lo stia portando a vivere una realtà che tale non è. chi invece è rimasto sul trono del potere, si è reso conto ben presto che non solo aveva pagato tutto troppo e troppo presto, ma che d’ora in avanti si sarebbe ritrovato solo, sempre più vecchio e con le nuove generazioni -sangue del suo sangue per altro- pronte a farlo fuori.
il resto è storia.

raramente, di quando in quando, mi ritrovo qualcosa o qualcuno che mi ricorda del regno, dei “bei” tempi, di come era una volta e di come avrebbero potuto essere, in generale, le cose e la vita, se certi stronzi fossero stati meno stronzi e certi castrati avessero avuto un po’ più di palle.

è andata così, dopotutto indietro non si torna.

che poi, ricordiamocelo, la vita è sempre puramente semplicemente contorta, al punto tale che, nel caso specifico, se anche le cose fossero andate dritte per la loro strada chi sarebbe venuto dopo non avrebbe avuto fisicamente la possibilità di presentarsi al popolo in maniera credibile. e che re può essere colui che muove i fili di tutto senza mai farsi vedere?
capi si nasce quando è un capo a metterti al mondo, al contrario sei solo un servo che, gradino più o meno, è comunque sempre sotto a qualche sprovveduto fortunato messo sul trono per linea di sangue più che per diritto conquistato sul campo.

all’italiana, insomma.

mi fermo a pensare se tutti i protagonisti di questa favola hanno mai avuto dei rimpianti, dei rimorsi, dei ripensamenti.

certo chi è fuggito è oggi il più beato: zero pensieri e vita da vivere. al pari di chi è rimasto e si è ritrovato con un regno oramai sommerso dalla melma nera che lui stesso ha spurgato da ogni buco del suo corpo, circondato oggi da leoni pronti a farsi a pezzi l’un l’altro mancando lo sfogo fisico dei due scemotti che un tempo prendevano sberle e offese senza quasi mai fiatare.

vittoria di pirro da entrambe le parti alla fine.

ad ogni modo è finita. e nel migliore dei modi, per altro.

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