Pancina

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L’attesa di cosa?

146 giorni alla riapertura, 52 giorni già passati, siamo al 26% dell’attesa prima del ritorno dell’estate. a fine novembre i pensieri sono sempre questi, gli stessi di sempre.

sarebbe bello passare il capodanno a dubai o sarebbe bello passare il capodanno in campeggio con gli amici (estivi) degli ultimi anni, in spiaggia, sul molo, musica e balli in attesa della mezzanotte, un brindisi, casino, eccetera.

invece tra meno di un mese sarà il capodanno degli ultimi anni, chiuso nella mini cucina de LA FATTRICE, con giochi in scatola e discorsi stantii, dopo due anni di nulla causa covid e la voglia di fare altro che era già “calda” dall’anno precedente. invece non c’è alternativa. semplicemente.

poi verrò a sapere che gli amici del campeggio avranno fatto capodanno tra loro -io non sarò stato invitato- e mi sale la voglia, quasi quasi, di buttare lì l’idea di vederci, magari per il dopo cena, far mezzanotte e a una certa tanti auguri e torno a casa mia. non che i giochi in scatola non sia divertenti, ma vorrei cambiare, per una volta, fare altro.

chissà.

non ho ancora parlato in casa circa idee su viaggi e vacanze, lo farò stasera.

ma tanto lo so che dubai resterà un sogno, come tutto il resto d’altronde.

Aspettando gennaio

“mi passi, mi dai, mi fai, fai, cerchi, guardi, vai…”

lui non fa un cazzo, non ha mai fatto un cazzo in 10 anni e ancora oggi un cazzo fa e un cazzo mai farà visto che a fine anno i rapporti (tutti) di chiuderanno definitivamente.

e io non vedo l’ora che arrivi gennaio, che arrivi anche solo la settimana di natale, le ferie e il suo definitivo addio.

sa sempre tenuto in palmo di mano dal direttore, ignaro di stare reggendo merda liquida fumante, uno che ha portato a casa risultati delegando e scaricando ogni cosa e quando non poteva farlo semplicemente si giustificava random, ridicolmente, raccontando di avere mille cose da fare o di essersi dimenticato. perchè l’importante nella vita non è lavorare, ma parlare di lavorare.

“sono incasinato, sono strapieno di lavoro, siamo sommersi di cose da fare”. e chi mai ha indagato? valeva la parola, la “massima fiducia” di una persona che alla fine tra poco andrà via dopo essersi fatto scoprire a fare il doppio gioco: ha aperto una sua azienda e la gestiva lavorando a casa di altri, pagato da altri per curare i propri affari, guarda caso in neanche 4 mesi ha firmato l’addio, dopo 12 mesi di doppio gioco, proprio quando è stato scoperto. un caso? come no.

e per adesso è ancora qua a leggere mail di altri a lui destinate, per cose da fare, che lui smista. tutto urgente, da fare subito, da fare entro X, da preparare in giornata, poco conta se chiedono una fotocopia o 600 fotografia. tanto se sei un testa di cazzo che non paga mai niente di quello che combina, cosa importa? fai tu, fai tu, fai tu.

quanto manca a gennaio?

Uguale, piatto, inutile

questa mattina mi sono svegliato rendendomi conto che la mia vita è solo un fare e ripetere azioni che fanno contenti solo altri e non me stesso. uscire di casa per far serena LEI, andare a scaldare una sedia per uno che paga 1 e incassa 100.000.000. sopportare, adattarmi, farmene una ragione.

guido pensando che potrei svoltare verso il mare, parcheggiare, passeggiare in spiaggia col gelido sole di fine novembre, tornare in centro, mangiare una pizza, fare un giro in bicicletta, lontano da tutto, da tutti, una giornata diversa.

la mattinata non passa, mancano sempre due ore all’uscita, anche se guardo l’orologio a distanza di quelle che sembrano mezz’ore. niente: due ore mancano.

siamo al 24 novembre, tra un mese esatto sarà natale. a pranzo vorrei mettere in tavola l’ennesimo dibattito: “andiamo via a natale?”. un viaggio lo vorrei fare, non mi muovo da casa dal 2018. e il viaggio estivo è saltato per colpa della burocrazia, i precedenti per assistere gente morente o gente viva che poi è comunque morta. e poi c’è stato il virus e poi c’è stata la farsa dei blocchi anti virus. quattro anni nel cesso. possiamo andare via a natale?

immagino la risposta sarà “no”, per un motivo a caso: i ladri, il freddo, i terremoti, il canarino che potrebbe morire di solitudine, giove non allineato a marte.

poi inevitabilmente è chiaro che torna sulla scena l’episodio di dicembre 2019 quando intorno a natale LEI, in passeggiata, sospirando, se n’è uscita con “proprio quest’anno che volevo andare via per natale”, con la parente moribonda (poi morta il 3 gennaio) da accudire e un pregresso di mille natali dove “a natale non vado via neanche per sogno!!!”.

tutto ricordato a LEI a luglio 2022 dal sottoscritto in preda a un attacco di rabbia dovuto all’ennesima farsa per mandare all’aria le vacanze estive (poi comunque andate a puttane appunto causa burocrazia) e prontamente da LEI sottolineato come fosse qualcosa di rinfacciato. parole sue comunque, dove sarebbe il rinfaccio?

e niente, a pranzo ne parterò.

e dopo pranzo tornerò a scrivere di perchè la mia esistenza a volte sarebbe meglio se semplicemente finisse nel sonno.

Di festa in festa

e se la festa del ragazzetto del mare resterà solo una promessa al vento (come previsto già da mesi), come altrettanto previsto anche la doppia festa de IL LAUREATO e IL TRASCINATORE non ha portato a nulla.

brindisi, regalo, risate, sorrisi, saluti, tempo due ore e ognuno è tornato a casa sua, nessuno ha più chiamato nessuno e nessuno ha più proposto altro a nessuno. tutto come previsto, ripeto, già cosa calcolabile per il valore dei “pensierini” che ho fatto al solo scopo di non andare lì a mani vuote.

da IL LAUREATO certo non posso e non voglio aspettarmi nulla: amorfo era ed amorfo è rimasto, appesantito oggi anche da moglie e figlio che la notte pare non voglia dormire. l’altro invece, IL TRASCINATORE, ha organizzato una doppia festa di compleanno: la prima con la vecchia compagnia (me compreso), la seconda una settimana dopo con la nuova compagnia, tutti gli amici di sport e serate che da anni sono entrati a far parte della sua nuova vita. noi, i vecchi, sismo relegati alla seratina classica “pizza & aperitivo”.

non che la cosa mi disturbi, anzi, è già un miracolo l’essere stati invitati dopo 3 anni di ghosting.

e ci si aspetta che dopo tutti questi anni qualcosa (nella mia vita) sia cambiata (in meglio) e invece no, sono sempre io, il mare e il nulla oltre questo.

chi si accontenta gode, dicono.