Di pioggia e libertà

weekend con prevista pioggia.

l’idea di andare al mare come sempre è pericolosamente a rischio e quindi, piano B, pensavo di andare in centro a X o Y per recuperare il quinto e ultimo libro che manca alla mia collezione, libro introvabile ovunque (edizione 2018) che però secondo il sito della feltrinelli è appunto disponibile nei suddetti negozi.
quindi presumo ci sarà il solito giro da ikea e poi via verso il centro nella prima libreria più comoda della zona sperando di trovare quanto mi serve.

e poi non so. io preferirei andare al mare, comunque, eh.

Condimento

data storia: LEI oggi è riuscita a farmi condire la pastasciutta. ha mollato tutto per andare all’ennesima laurea de LA PRINCIPESSA e quindi addio, arrangiati.

è stata tutta la mattina a svuotare ancora casa della parente e c’è portata a casa altri 3 sacchi di stracci che ora sono curioso di vedere dove infilerà date le tragedie greche delle ultime settimane per far si che praticamente buttassi via tutta la mia roba per far posto al maledetto armadio che la parente le ha lasciato.

comunque.

non ho potuto fare a meno di pensare a come la vita, per certa gente, riservi sempre pochi problemi e mille soluzioni, tutte pronte e comode, tutto facile e a portata di mano. e LEI ne è l’esempio lampante dato che nel corso degli ultimi 15 anni è riuscita ad ottenere qualunque cose, a liberarsi di qualunque fastidio e a cancellare dalla lista delle cose da fare (o che dovrebbe fare!) semplicemente chiudendo gli occhi o scaricandole su altri (esempio: LA SERVA).

poi io gioco al superenalotto sperando di vincere 100 milioni, quando basterebbe licenziarsi e restare a casa davanti alla tv, che tanto poi dio vede e provvede, a quanto pare.

Dica 103

ieri sera appuntamento con l’otorino, dottore o presunto tale n° 6, preceduto dall’otorino della mutua (“non vedo nulla”), la foniatra (“piccolo edema risolvibile”), la logopedista (“tutto bene, bravo” ma poi alle spalle “con me non sta lavorando bene”), ancora la foniatra della prima volta (visita di controllo: “edema sparito, devi fare esercizi di yoga della respirazione”) e infine un nuovo otorino, stronzo, con sede in culo ai lupi, sempre per mutua, che neanche il tempo di farmi aprire la bocca e ha liquidato la faccenda con un “devi farti operare”.

prima di lui il pranoterapeuta famosissimo (e costoso!) che ha dichiarato che le mie corde vocali “sono rilassate, allentate, ma non rovinate”.

vacci a capire qualcosa. nel mezzo, 25 euro ad appuntamento e mesi di attesa e prese per i fondelli, altri 100 euro per il pranoterapeuta (idea di LEI) e 200 di farmaci, subito ridotti a 100 quando ho capito che la cosa era una pagliacciata.

ora, 4 anni di soldi buttati dopo e nessun miglioramento, la diagnosi di ieri sera:

  1. non serve l’operazione
  2. le corde vocali sono stressate e vanno fatte riposare ed esercitare

come?

  1. niente urla
  2. niente canto
  3. niente sforzi
  4. parlare lentamente
  5. respirare ogni 10 parole
  6. non grattare la gola

ha consigliato di “seguire queste indicazioni per qualche mese (???)” e poi iniziare eventualmente un “percorso con una logopedista di mia fiducia” perchè “le corde sono stressate e vanno solo fatte riposare”.

praticamente dovrei mollare casa, famiglia e lavoro e trasferirmi su una isola deserta dove non avrà nessun motivo per parlare e limitando a zero il numero delle canzoncine che mi frullano in testa. per qualche mese. poi eventualmente fare arrivare in aereo una logopedista che per tutto il giorno (di meno altrimenti sarebbe una presa in giro) mi palpa la pancia per farmi usare il diaframma mentre intono muggiti infiniti di “aaa”, “iii”, “muuu”, “ouuuuu”, “eieiei”.

tutto questo dopo 4 anni di soldi buttati nel cesso per sentirmi dire ancora una volta che “devo lavorare io” e senza alcun riscontro pratico durante il percorso che possa testimoniare il miglioramento/peggioramento della situazione.

è un po’ come avere un taglio nel cuore, andare dal medico che ti guarda nel naso e ti dice “il cuore è tagliato” e come cura ti dice di “stare in silenzio per mesi”, senza però poi, nel privato, avere la benchè minima verifica periodica circa lo stato del taglio, della cicatrice o semplicemente se le cose non cambiano affatto o, peggio, peggiorano.

medicina alla cieca: “fai così” e io devo starci e pregare dio.

tutto questo per 15 minuti di vista a 100 euro, più 2 di bollo e 1 di parcheggio.

dopo 4 anni ancora altri 103 euro per uscire con la stessa situazione e la stessa aspettativa di miglioramento.

che poi, a fargli i conti in tasca, a 100 euro ogni quarto d’ora, per otto ore al giorno, si porta a casa 3.200 euro al giorno, 16.000 euro a settimana, 64.000 euro al mese, 640.000 euro l’anno semplicemente con un ufficio, una segretaria che annota tutto su carta perchè il pc non lo sa usare (probabilmente è la sorella o una parente) e una saletta d’attesa.

entrato, ascoltato, sbeffeggiato, pagato e uscito.

così ero e così sono.

emmò?

Pace

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