Della magia che ritorna

passeggio lungo la spiaggia bagnata, al buio, domandandomi se ha senso tornare lì dentro anche quest’anno, dedicando tempo, soldi, energie per illudersi di essere felici in un luogo dove lo scorso anno la felicità non è stata tanta quanto avrei voluto.

due funerali sulle spalle, la pesantezza del lavoro, la compagnia che non è mai stata quella che ricordavo. non ci sono stati calorosi salute, risate, nessuno ha cercato nessuno nelle due settimane di mia presenza o quantomeno tutti hanno cercato tutti ma nessuno mai il sottoscritto.

L’AMC è sparito per giorni “a sbrigare delle cose” tanto che pure lui quest’anno se resta a casa sua forse è quasi meglio perchè è meglio essere soli e giostrarsi il tempo a proprio piacimento che sapere di avere una potenziale socialità che poi diventa un lavoro a tempo pieno verso asini ambulanti che non ti cagano e di te alla fine non gli importa nulla.

le famose “amicizie da telefilm” ancora una volta sono solo -e sempre- una mia fantasia, quindi che senso ha rincorrere chi corre verso direzione diverse dalla mia? perdere tempo, la mia vita, a fare quello che vogliono fare gli altri, alle spalle di persone che non si voltano mai a vedere se ci sei, se ti diverti, se sei vivo?

vorrei fosse una estate diversa, più solitaria se proprio deve, ma più felice, spensierata, un ritorno magari alla compagnia dei bagnini, alle chiacchiere in torretta, sotto il sole, con gente che per lavoro deve restare inchiodata fissa lì e non mi fa ammattire per essere rincorsa con orari o programmi personali sempre variabilissimi o con il rischio di punto in bianco di fare programmi per poi trovarmi da solo a girare dentro un campeggio dove nessuno rispetta promesse e orari, dove, come lo scorso anno, vado al pub e trovo tutti lì a far festa nonostante mi fossi raccomandato di farmi spere se e quando, dopo cena, ci sarebbero andati.

mancavo solo io e non importava a nessuno. importava solo a me.

è triste pensare di avere amici (o presunti tali) e sentirsi comunque da solo. con l’età poi, crescendo (invecchiando, marcendo), ho capito che bisogna avere la capacità di fare un passo indietro, guardare le cose dall’alto: è un campeggio, ci sono degli amici, non ti cagano, vai altrove, fai dell’altro, anche da solo, fingendo che non ci sia nessuno, così come nessuno c’è stato fino a qualche anno fa quando le estati erano perfette, tra bagnini inchiodati da orari fissi e passeggiate tra piscina, spiaggia e aree verdi.

saper essere in compagnia di se stessi è la più grande rivincita che io possa avere sul genere umano tutto, incapace di avere rapporti che possano definirsi solidi e affidabili, deluso sempre e comunque da tutti e ovunque, situazioni, luoghi, momenti particolari.

bastare a se stessi.

questo è il segreto almeno per raggiungere la serenità.

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