Ti ricordi di me?

ieri sera prima della cena di compleanno ho parlato con MIGLIORE AMICO, quello che circa un mese fa “ti chiamo più avanti”, quello che non si fa mai sentire, quello che praticamente negli ultimi due anni ho visto ai funerali dei nostri rispettivi parenti morti neanche farlo apposta in alternanza mio, suo, mio, suo.

poi il nulla. non che più del nulla mi aspettassi, sia chiaro.

e niente: lavoro, lavoro, lavoro, lavoro, contento di finire ogni giorno molto tardi, sicuramente stressato, guai a prendere ferie o permessi (non che si sia neanche mai sognato o concesso di farlo, aggiungo). per il resto immagino ci sia l’attuale fidanzata (l’unico vero grande amore della sua vita nr 4 o 5) da godersi e la nuova casa presa qualche anno fa da seguire, tra faccende domestiche e giardino che, se non vado errato, occupano il 50% del weekend.

la sua vita di casa, lavoro, lavoro, lavoro, lavoro, lavori domestici è la personificazione dei peggiori incubi della mia vita: una vita fatta solo di doveri, inculcati in testa fin dalla tenera età, dove una settimana di vacanza l’anno e un paio di weekend fuori porta (quando capitano) regalano l’illusione di vivere una esistenza completa.

gusti.

per quanto mi riguarda: vade retro proprio. e non oro immaginare quando sgraveranno dei figli.

si salvi chi può.

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