ultimo giorno di vacanza, ultime ore di libertà, poi da domani si torna a scaldare la sedia in ufficio, da qui a sette mesi, lunghissimi, come sempre, in attesa dell’estate, delle vacanze che come sempre voleranno via troppo rapidamente, sempre ammesso che virus, stronzi e stronzate non ci mettano lo zampino.
milioni di ore da passare davanti a un monitor con uno pirla a spiare oltre le mie spalle, dio solo a fare che cosa dato che progetti (o altro) non se ne vedono all’orizzonte.
un anno fa, a marzo, è arrivato l’adoratissimo quanto da me follemente amato lockdown totale, 40 giorni di pace e silenzio capitati all’apice di quello che era iniziato come l’anno più brutto della mia vita, con due lutti e tutto quello che poi ne è seguito.
confido dunque in altri 30 giorni di stop a marzo, cosa meramente utopica -come qualunque mio desiderio- dato che tutto farà il governo fuochè fermare le fabbrichette.
funziona così, no?