provo a tenere le amicizie, provo a tenere i contatti, chiamo gente che non merita alla fine di essere chiamata, mi adatto -per il poco che io sono solito adattarmi-, invito, a volte organizzo, spesso propongo.
sono quello che da settembre ad aprire (e oltre) invia messaggi, immagini, audio, telefona, fa qualunque cose per mandare dei “ping!” nell’universo, per far sapere a gente che vedo una volta l’anno in campeggio che io ci sono ancora, sono vivo, esisto.
negli anni di “ping!” ne ho fatti milioni (non esagero) e ne avrò ricevuti si e no una decina. gli altri sono solo dei “ping!” da parte mia arrivati non di rido a gente che mi considerava una semplice conoscenza o anche meno. al solito il credere che i rapporti siano migliori di quelli che in realtà sono è una mia specialità.
il mio è sempre un concetto di amicizia alla “dawson’s creek”: amici che frequentano amici che vogliono stare con amici e che trovano sempre il tempo di fare o organizzare qualcosa insieme, che si preoccupano, chiedono, chiamano, di informano, sono preseti.
ovviamente è appunto solo una cosa che accade nei telefilm, mentre nella vita reale chiunque abbiamo parlato di essere mio amico, definendomi anche “il migliore amico” o comunque “una persona per lui/lei importante”, oggi, non v’è più traccia. io non dico mai a nessuno “sei un amico” o “sei il migliore amico/a”, perchè non serve: io ci sono, ti chiamo, ti cerco. devo dire di essere amico o devo fare l’amico? a quanto pare basta dirlo, poi nei fatti va bene tutto.
poi ti capitano personaggi come MISS GIOSTRINA che ti chiama sono nei mesi/settimane quando, anni fa, i parchi chiudevano o quando, in tempi recenti, non trova papabili uccelli nei social. poi s’imbosca in macchina in squallidi parcheggi e consuma il suo attimo di felicità malsana per poi raccontare in giro di avere trovato “un ragazzo” mentre il lui di turno parlerà di lei come una semplice “svuota coglioni”. direttamente non lo posso sapere, ma visto l’abbondante numero di definiti “fidanzati” apparsi dal nulla e nel nulla spariti giusto il tempo di un paio di scopate posso azzardarmi a dedurre che se non ho centrato la verità è comunque nei vicinissimi dintorni.
poi ci sono quelle (femminile) che nella vita portano solo malumori e negatività, quelle come LA TONTA che da simpatica single da quando quando ha trovato “il manico” (e s’è messa l’anello al dito e ha infornato e defecato un figlio) è passata ad essere un secchissimo dito al culo.
ad un anno di distanza dalla morte per covid della madre non c’è modo di scriverle un messaggio che non vada poi a finire col toccare quell’argomento, complice (colpa!) del suo voler pilotare la conversazione liquidando ogni cosa infilandoci un “…e comunque in sto periodo va un po’ tutto di merda” , bloccando quindi ogni altro possibile spunto di conversazione dovendo per forza di cose, umanamente, porre la domanda di rito: “che succede? tutto bene?”.
e qui parte la lagna e qui sei fottuto. di cosa vuoi parlare per distrarre una che pensa alla madre morta 12 mesi prima? che argomenti affronti con una che basta che la figlia abbia una caccola al naso per correre al pronto soccorso o che dopo quasi 10 anni di ricerca di una casa, dopo averla finalmente trovata, si lamenta fin dal primo giorno perchè “forse era meglio se restavamo in appartamento come da sempre”.
negatività, pessimismo, lamentele, critiche, puntigli, sospiri, drammi, stronzate.
e io comunque ci provo a tenere insieme in qualunque cazzo di modo questo fottuto circolo di persone definite “amici” ma davvero, davvero, la cosa non è semplice. e spesso devo anche sopportare le velate -a volte neanche tanto- critiche circa stili di vita che vengono assurdamente paragonati.
e quindi sorrido, per tagliar corto, fingo il nulla, cambio argomento e vado avanti come se nulla fosse. però si finisce sempre a una mia semplicissima e banalissima considerazione: non è colpa mia se viene a mancare un genitore, si affronta un lutto, si fanno debiti per una casa o si caga un figlio che ora rovina la vita, le vacanze e il tempo libero.
a volte penso che certa tanta gente abbia scambiato la vita per una lista della spesa: sposarsi, comprare casa, cagare figli, morire sul luogo di lavoro per due spicci al mese.
e, liberissimi, lo potete anche fare, a me nulla viene dato e nulla viene tolto, alla fine. solo, vi prego, non fate drammi del cazzo quando ci sentiamo.
giusto così, tanto per scrivere una piccola riflessione solitaria…