Dei discorsi di fine anno (prefazione)

è finita. sono in ferie. le sudatissime ferie che come ogni anno sono sempre più lontane e difficili da raggiungere, sempre più incerte, mai una certezza granitica di poterle godere appieno, camminando sul filo delle scelte di altri che basta una parole e già sono rovinate in un qualunque modo.

il discorsone di fine anno non ha avuto luogo, semplicemente perchè sarebbe stato “fare assembramento” e dopo tutte lo boiate e le messe in scena fatte “per il virus” dentro e fuori l’azienda mi sarebbe davvero sembrato uno sputo in faccia ritrovarsi “distanti ma vicini” nel solito salone.

avevo pensato anche a un video messaggio, niente di più normale per chi sembra governare un piccolo stato, ma invece la decenza ha prevalso in qualche modo e quindi è arrivata semplicemente una breve e mail.

tutto da programma: partiti male ma finiti quasi bene, con un fatturato in negativo ma per fortuna -loro- di un “niente” percentuale. solita trafila sul futuro, l’impegno, la concorrenza, sul dover essere sempre i primi, sempre guardando avanti, la tecnologia, il miglioramento, eccetera. che quando c’hai i soldi magari è anche facile, no? vabbè.

la stronzata è arrivata già alla seconda riga quando è stato detto che “a marzo abbiamo dovuto chiudere prima per coscienza e poi per volontà del governo”, boiata senza precedenti dato che il 13 marzo siamo rimasti a casa perchè “costretti” dalla semplice evidenza che nessuna azienda era ancora aperta, clienti e fornitori era spartiti e i grandi capi, con almeno 8 giorni di ritardo rispetto a molti altri miei amici che lavorano altrove, si sono resi conto che stavano pagando gente per scaldare la sedia. penose anche le successive comunicazioni, coi miei amici che almeno 20 giorni prima sapeva tutto su normative a cassa integrazione e io che invece venivo disturbato perchè mi si chiedeva praticamente di “fare un sito web per telefono”, lavoro urgentissimo e fondamentale che, come tutto il resto, è finito nel cesso ancor prima di essere creato. ma questa è un’altra storia.

a fine anno tutti si sentono in dovere di salire sul podio, inviarti una email, apparire in tv, pubblicare sui social, tutti insegnano tutto al loro pubblico, pubblico costretto in varie forme o misure, con consapevolezza o meno, a recepire i suddetti comunicati, nella maggior parte dei casi immagino annuendo reprimendo la voglia di mettersi a urlare frasi poco carine.

comunque sia.

anche io quest’anno, per la prima volta, farà il mio comunicato di fine anno. forse non lo leggerà nessuno, ma non importa.

lo fanno tutti.

lo voglio fare anche io.

fine della prefazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *