con LA BARISTA questo pomeriggio siamo finiti col palare di campeggio, camper e amici. è saltato fuori che, ribadendo la mia contrarietà alle “vacanza di gruppo” (per così come le organizza L’AMICO DEL CAMPEGGIO), anche JUNIOR si sia lamentato circa il fatto di “essere obbligato a mangiare e lavare i piatti quando si trova all’interno del gruppo” perchè “il suo concetto di vacanza è diverso da quello di trovarsi cose da fare, imposte”.
ho tagliato corto e fatto orecchie da mercante, ma c’è da dire che trovo coretto, dal momento che sei ospite nella mia piazzola e mangi il mio cibo, cotto da me, sul mio fornello, dal mio piatto, seduto sulla mia sedia, davanti al mio tavolo, illuminato dalla mia lampada, nella mia piazzola, sotto la mia veranda, che, quanto meno, tu debba obbligatoriamente offrirti -o essere obbligato- di lavare almeno i piatti, pulire qualcosa, tenere ordine, dare una mano, in generale e contribuire -ovviamente- a livello economico.
perchè alla fine non è che perchè tu paghi il 20% della quota della vacanza a te spettante sia compresa, in questa quota, anche il mio farti da schiavo, pulire, lavare, cucinare, organizzare, mettere ordine nonchè farti usufruire, a titolo a questo punto gratuito, di attrezzature e comfort che io ho pagato centinaia o migliaia di euro.
a quando pare invece no, basta pagare la quota giornaliera stabilita dal campeggio e tutto il resto è gratis e quasi dovuto.
sorrido.
faccio vacanze in solitaria da sempre e ogni volta questa mia scelta si dimostra perfetta praticamente sotto ogni aspetto.