La fine di un mondo

giovedì 9 dicembre 2021, ore 18.39.

in questo momento gli eredi stanno firmando i documenti dal notaio per la vendita della casa della parente e del vedovo, lei morta due anni fa (gennaio 2020) e lui 3 mesi fa (agosto 2021).

qualche settimana fa sono entrato in casa loro, con le stanze per aria di cose buttate ovunque alla rinfusa e baracche e stanzoni saccheggiati e svuotati dall’avido parente che in vita e col bisogno non s’è praticamente mai fatto vivo ma ora che c’è da “rubare” vagava per stanze e corridoio per giornate intere, per settimane, caricando tutto il caricabile da portare a casa.

c’è preso la scatola con i giochi e i giocattoli, proprio lui che mai ha avuto interesse per queste cose, mentre io, a differenza sua, di ricordi legati a quelli oggetti ne ho parecchi. non importa, è andata così, tanto il ricordo non è una vecchia tombola o una valigetta di lettere di plastica da comporre.

ieri è stato il secondo compleanno della parente da quando è morta e in serata la sorella di lei, accompagnata da figlia e nipote, sono state a salutare la casa per l’ultima volta, portando via le ultime cose rimaste, tra tende e vecchi sgabelli.

da questa sera la casa non è più della nostra famiglia, ma passerà in mano al vicino di casa che ci infilerà dentro la classica famiglia di marocchini o africani, operai della sua fabbrica, che prenderanno possesso di una casa con quasi 100 anni di storia, infilandoci dentro le loro cose, buttando via tutto quello che loro considereranno spazzatura senza preoccuparsi che quella spazzatura un tempo erano oggetti di uso comune o di arredo o semplici oggetti personali.

addio orto, addio baracca, addio cortile, addio vecchia cucina, cucinino, cameretta, il bagno blu, il salotto buono, il sottoscala, l’altalena, galline, viti, alberi da frutto e tutto il resto.

tutto non potevamo tenere, gran parte della roba è stata divisa tra più persone, il resto è solo rimasuglio che comunque a vederlo buttare via è sempre un colpo al cuore.

da oggi ufficialmente perderò per sempre un luogo del cuore, dopo la mia prima casa, dopo la roulotte, dopo la casetta di plastica. tutti luoghi venduti, ceduti, abbandonati o demoliti, tutti luoghi che oggi esistono solo nei miei ricordi, tutti luoghi con una storia importantissima, spesso triste, ma che hanno portato il sottoscritto ad essere quello che sono oggi. forse una nullità, quasi certamente, ma poco importa.

niente tristezza, niente lacrime. la parente era una che buttava tutto senza nessun pensiero, dall’alto della sua età, dall’alto della sua esperienza, di hi ha visto la guerra e di chi di tante cose ha capito la profonda futilità. via tutto, sono solo oggetti, largo ad altre cose, nuove, belle, migliori.

che già lei in primis, nel silenzio generale dove tutti, lei compresa, fingevano che la morte non fosse alle porte, ha spalancato fior di sacchi della spazzatura, infilandoci quanti più oggetti personali possibili e portandoli nei bidoni della caritas. via tutto, roba sua, scelta sua, col il vedovo seccato per l’abito azzurro del matrimonio accartocciato e buttato via “con tutto quello che è costato e per quel poco che è stato usato”.

via tutto. e alla fine sono stati gettati via anche loro, nel cimitero, lì, due metri dentro una buca di cemento, murati dentro uno scaffale di cemento, chiusi in una cassa di legno, sigillati dentro una scatola di metallo.

quarant’anni sfumati nell’arco di due anni, con una malattia che ha suonato al campanello con poco preavviso per lei e lui, volato via 20 mesi più tardi.

via loro, via le galline, via tante cose e adesso via anche la casa.

mai cosa al mondo è stata più cancellata di così.

la chiamano vita.

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