Il mare è… ospitalità.

l’epifania è arrivata al termine (o nel mezzo) di una crisi di pianto nel mezzo dell’oscurità di una via laterale tra taglia mare e piscina.

non ho amici.

io non ho amici.

non ho “amici” come io intendo la parola “amico”.

io sono per tutti l’amico che vorrei che qualcuno fosse per me e invece, nella realtà, è innegabile io fatto, chiaro, puro e semplice che, di fatto, ripeto, innegabilmente, io non ho amici.

io non ho nessuno che mi chiami a qualunque ora per parlare di stronzate, non ho nessuno che dopo 6 mesi che non mi vede mi scriva “come stai?” senza che sia stato a dare il via alla discussione. io non ho nessuno a casa da definire “amico” e adesso ho scoperto che neanche al mare ho “amici”.

al mare io “conosco gente”. al mare io ho “delle conoscenze”. io sono “quello del beachvolley”, sono “quello di ieri sera al pub”, sono quello che gira con lo zaino, quello senza fissa dimora, quello che ha casa lì ma va in vacanza qui, sono quello che se lo vedi lo saluti ma che non ti viene in mente che magari è da solo e allora perchè non invitarlo a stare con te?

io invito tutti, sempre -o quasi- e gli altri, il resto del mondo, non chiede, non coinvolge, non condivide.

IL TRASCINATORE & CO. sono stati la compagnia perfetta per diversi anni, in passato. ma come avevo previsto cazzi e fighe e mete migliori, cambiamenti di vita o semplici scelte di convenienza hanno mandato tutto a puttane. ora non sento più nessuno di loro e nessuno di solo, nonostante anni di miei silenzi, si è mai preoccupato neanche una volta di prendere il cellulare e… fare qualcosa.

zero.

io avevo loro e loro avevano me, si alzava il telefono e il giorno dopo eravamo tutti a 300 km da casa senza alcun problema. ora non più. ora non vedo qualcuno da anni e nessuno si chiede perchè. “non importa”. io non importo, alla fine.

in campeggio è uguale. io sono quello senza fissa dimora, io sono quello che tutti conoscono ma nessuno si prende la briga di volersi accaparrare. io sono dato per scontato: ci sono, bene, non servono inviti, mi si lascia vagare al buio per ore da solo ogni sera e poi quando tutti si stanno facendo la loro bella serata compaio e pazienza se non mi diverto. zero problemi di coscienza (per tutti loro), la vita (mia) funziona così.

i ragazzetti sono gruppo esclusivo, loro hanno loro stessi e io l’anno scorso ero “loro” ma quest’anno non più e non so perchè.

L’AMICO DEL CAMPEGGIO ha gli alcolizzati che ancora reggono a venire in campeggio anche se passano la giornata a dormire e fumare, non fanno niente e la sera si fanno le 4-5 di mattina. in piazzola mangiano e non cucinano, sporcano e non lavano, usano e non riordinano, eppure “questa è stata la seconda estate più bella degli ultimi 4 anni”. parola de L’AMICO DEL CAMPEGGIO.

non capisco.

un anno di messaggi a SIMO per avere le 4 foto del cazzo dell’estate scorsa e non mi ha mai mandato nulla. gliele ho chieste di persona: “ho cambiato iphone e non ho sbattimento di tirarle fuori dall’altro telefono”.

e ok, figlio di troia, va bene, ma il cellulare non l’hai cambiato il giorno dopo il nostro saluto e nel frattempo sono passati 11 mesi. non hai trovato 2 minuti per fare “seleziona, invia”?

i miei amici.

immaturo e infantile sogno una roulotte di amici che, per contratto, non socializzano con altri che non siano già nel nostro gruppo, ragazzi divertenti e ragazze bellissime, con file di gente interessata a vario titolo che viene ignorata o rimbalzata. “no, grazie, non mi interessa, preferisco restare con i miei amici, vogliamo divertirci tra noi, scusa”.

utopiche vendette, del cazzo.

Il mare è… moda.

per i più fortunati c’è gucci. o armani.

per tutti gli altri c’erano tutti i marchi più famosi, non a livello del costo dell’alta moda ma tutto sommato le magliette non erano mai sotto i 30 euro e le felpe non meno di 50. e poi c’erano le scarpe che a meno di 60 euro forse era meglio se stavi in roulotte.

calvin klein, adidas, esselle, ovviamente nike, immancabile, fino ai 250 euro di SIMO e il suo look firmato marcelo burlon.

andare in campeggio costa, ma uscire la sera costa il doppio se vuoi essere alla moda e spiccare tra gli altri che, come te, sono vestiti tutti in modo basico per non correre rischi. felpe made in cina ma basta che ci sia “CK” o “ADIDAS” sopra, in grande -sennà magari non si nota!- e tutti sono sicuri di se stessi e felici.

io, fedele al mio look colorato con magliette e pantaloni di marche commerciali (sisley, benetton, berska, zara, pullandbear, H&M, ecc.) e le mie scarpe prese da decathlon a 10/20 euro, mi sentivo perfetto così, diverso da tutti e decisamente più stiloso rispetto al solito bianco/nero che sarà anche elegante ma certamente originalità zero.

ma l’immagine è tutto, anche se sei dentro un pub di merda di un campeggio in culo al mondo.

Il mare è… alcolico.

non bevo, non fumo, non bestemmio (no, bestemmio, a lungo, ma raramente e mai in pubblico).

a quanto pare questo basta per essere “socialmente” bandito dalle serate al pub dove L’AMICO DEL CAMPEGGIO e i suoi amici alcolizzati sembrano trovare grande fonte di intrattenimento.

mangiamo tonno e verdurine ed evitiamo di uscire troppo spesso a cena fuori per risparmiare ma in compenso buttare 50 euro a sera in alcolici quello no, non è uno spreco. meglio morire di fame o mangiare fieno e terra ma sia mai che manchi il drink la sera. e a pranzo. e a cena. e l’aperitivo. e in piscina. e in spiaggia.

anche i ragazzetti quest’anno sono passati tutti alla bottiglia, trasformando l’idea della festa in spiaggia 2019 con caramelle, patatine, alcolici e non a una più sintetica serata sul molo con 85 euro di alcolici a sere praticamente alterne.

FEDE e GRE che lo scorso anno hanno pagato 5 euro in due anzichè a testa “perchè noi non consumiamo niente” quest’anno non solo hanno la disponibilità di altri 5 euro (magia!) ma non hanno perso il vizio di conteggiare cibo e bevande consumati da altre persone, sia mai che scappino 2 euro da qualche parte dei loro sudatissimi 10 euro!

loro sul molo a divertirsi, sentire musica e stare insieme e io a 600 metri di distanza a vagare da solo alle 23.00 in un campeggio ancora deserto (grazie virus).

quest’anno la chiusura per virus della pista da ballo ha fatto in modo che le serate ruotassero intorno ai giochi di carte, di ogni tipo, dove tra giocatori e spettatori il sottoscritto non riusciva mai a trovare il modo di trovare nessuno con cui parlare.

quindi l’alternativa era andare dall’altra parte del locale dove, nei solitari divanetti trovato NICO, BEA a tutti i montanari intenti a fissare il soffitto che, ok, è divertentissimo per i primi 61 secondi ma poi anche no.

quindi tornavo nel centro dell’azione, nella tavolata degli amici de L’AMICO DEL CAMPEGGIO a vederli bere come spugne mentre parlano cose che io non capisco, storie di personaggi a me sconosciuti, situazioni vissute anni prima (in mia assenza) e altro. poi partivano le sigarette, una media di 7 persona alla volta che affumicavano i miei polmoni fino a farli bruciare. un pomeriggio in piscina sono dovuto andare via, scappare in mare a respirare aria buona col malessere che poi è durato per l’ora successiva.

sul molo i ragazzetti andavano anche senza drink, ma il sottoscritto non era mai incluso nel pacchetto nonostante tutti avessero il mio numero. si muovevano in branco ma non ho mai capito chi fosse il cervello dell’operazione. forse SIMO, non so. dal pub al molo e viceversa, e io potevo essere anche a un metro da loro ma nessuno faceva cenno di seguirli.

gli amici de L’AMICO DEL CAMPEGGIO avevano nella bottiglia il loro più grande punto di unione collettivo, con birre da litro mattina, pomeriggio e sera, a merenda e aperitivo. alle 18 quando la spiaggia e il sole erano al momento migliore loro andavano via e passavano le due ore successive al bar a bere. poi ne seguivano altre ore perse a chiacchierare in piazzola, del nulla, fumando e sparando cazzate. intanto si facevano le 22.30, io vagavo da solo per il campeggio da almeno due ore e loro erano ancora in costume, sporchi, con doccia e cena ancora da risolvere.

è stata l’estate del vizio come mai prima avevo provato, tra alcol, rutti e sigarette immonde accese praticamente 24/7.

forse dovrei iniziare a rovinarmi fegato e polmoni per un po’ di socialità?

Il mare è… amicizia.

[continua da post precedente]

il presagio che qualcosa quest’anno non sarebbe andato come avrei voluto mi è stato sbattuto sulle gengive quando, settimane prima delle ferie, in spiaggi, per puro caso, mi sono imbattuto in LUKE, MICH e la sorella che giocavano a carte.

erano lì, in spiaggia, beati e sorridenti, tra loro, come se fossero lì da sempre, come se 350 giorni di messaggi (miei) non fossero mai esistiti, come se non valesse (e non ha valso proprio!) la pena neanche di avvisarmi del loro arrivo. poco dopo sono spuntati anche FEDE e GRE, pure loro freschi di arrivo, pure loro indifferenti all’idea di farmi sapere della loro presenza, fosse anche solo per passare per un saluto.

brutto segno, magone allo stomaco che come sempre -stupidamente?- ho ignorato.

e invece no, non dovevo proprio ignorare nulla, perchè quell’indifferenza è stato il trailer -pessimo- di quello che poi è stato il mood delle due settimane appena trascorse.

ho passato 15 giorni a rincorrere chiunque, ottenendo vaghe risposte ai miei messaggi -per chi almeno rispondeva- senza mai avere la certezza circa orari, luoghi, presenze e programmi.

“spiaggia o piscina?”

“non so, sento gli altri”

chi fossero questi “altri” dio solo lo sa, anche se ho capito poi essere SIMO e LUKE a muovere i fili.

LOLLO è stato l’ombra di SIMO come lo scorso anno per tutto il tempo, se lui fosse caduto dal pontile gli si sarebbe gettato appresso senza battere ciglio.

SIMO è stato come IL TRASCINATORE: lui decideva e gli altri tutti dietro come pecore. numero di cervelli pensati in modo autonomo: zero.

FEDE si è diviso tra il letto, netflix e il cellulare. giocava a pallavolo e faceva il bagno quando gli andava, poi se chiedevi il bis rispondeva che non aveva voglia. paparino paga 7 settimane di ferie in campeggio e lui “non ha voglia / sono stanco / ho sonno”.

GRE è rimasta per tutto il tempo con un muso che toccava il pavimento, stessa faccia dello scorso anno ma annoiata un 80% in più. scazzata quando giocavo pure io, una tigre quando il gioco era competitivo (e io mancavo).

LUKE si è accesso solo quando ho nominato “big bang theory”, poi per il resto era come se io fossi letteralmente invisibile. patatine e popcorn che portavo in spiaggia creavano l’amicizia quanto la loro durata: finito il sacchetto diventavamo automaticamente “conoscenti”.

NICO e BEA, i cardini dei gruppo 2019 sui quali alla fine ho puntato tutti sono stati una delusione, una delusione diversa ma pur sempre una delusione. lei è arrivata la prima settimana e io ero convinto riuscisse ad attaccare bottone con GRE (20 anni di amicizia) riuscendo quindi a ricucire i rapporti, includendo il sottoscritto. invece si è isolata, ancora di più poi con l’arrivo dei suoi amici montanari, simpatici ma non certo dei geni. a inizio settimana, in spiaggia, noi due a giocare a carte, se c’è uscita raccontandomi dei suoi problemi di ansia e fobia della gente, delle crisi potenti fino a svenire, della pace che ha trovato adesso che ha un ragazzo e del suo “cambiamento interiore” che da quando è mancata la mamma lo scorso anno “l’ha fatta diventare un po’ mamma di casa per accudire padre e fratello”.

vado in vacanza per divertirmi e mi ritrovo a parlare di morti, funerali, cambiamenti di vita, traumi, crisi e, nel contempo, mi ritrovo da solo in mezzo a quelle stesse persone che ho aspettato con lacrime e pazienza per 350 giorni.

350 giorni!

alla fine c’erano 4 gruppi:

  1. lei, suo fratello NICO e i montanari
  2. L’AMICO DEL CAMPEGGIO e tutta la cricca degli storici amici
  3. GOSSIP e gente random che mai ho capito cose fossero strutturati
  4. tutti gli altri amici 2019 che ho atteso per 350 giorni e che adesso neanche mi vedono

nel mezzo, io, a fare spola tra tutti cercando di non escludere nessuno ma al contempo perdendo l’occasione, forse, di instaurare un legame solido con qualcuno. ma quando ci sono 50 persone e nessuno da un segno di vita, come potevo fare?

L’AMICO DEL CAMPEGGIO non si è praticamente mai visto da quando “i gentlemen” (il nome con cui da sempre SOLO LUI chiama il gruppo) sono arrivati più o meno in massa. lui faceva la massaia di casa, lavava e cucinava per tutti, organizzava, pianificava e alla fine materialmente godeva poco di praticamente ogni cosa, anche azzoppato dall’operazione al ginocchio e dal conseguente perdita di massa muscolare alla gamba.

parlandoci a fine vacanza ha definito l’estate 2020 come “la seconda migliore vacanza degli ultimi 4 anni”.

l’arrivo di NICO invece, ultima mia speranza, si è rivelata una cosa a metà tra il successo e l’insuccesso: da una parte avevo finalmente qualcuno che usciva e mi cercava e col quale potevo organizzare qualcosa con certezza, dall’altra, fidanzato da poco e montanaro-dipendente, si è isolato pure lui col gruppo degli amanti delle capre e la sorella, sorella che è scappata a metà della seconda settimana più per il desiderio di vedere il fidanzato che per altro. pure lei, se parti con l’idea che “a casa mi diverto di più” non è che l’estate poi decolla per magia, no?

ed ecco che grazie a tutto questo per almeno 3-4 sere mi sono ritrovato da solo alle 23.00 a vagare per un campeggio ancora vuoto (grazie virus) col nodo alla gola e più di una volta a piangere perchè anche quando sei circondato da amici (o presunti tali) puoi ritrovarti solo più di un cane.