Di morte e design

LA TONTA mi ha chiesto di creare la grafica per la tomba della madre (covid, 2021). vuole prendere un orrendo libro di marmo e fare la stampa di foto, nome e sfondo sopra.

quindi ho preso la foto di lei, sfondo mare, messa sopra un ulteriore sfondo mare (beige, leggero) con nome e date sotto la foto e di fianco l’ennesimo poema preso da chissà dove.

“oh signore!”.

madre mia…

non ho mai capito il perchè bisogna agghindare la tomba di un defunto con mille orpelli quando sarebbe più decoroso, rispettoso e di buon gusto lasciare tutto vuoto, limitandosi a una foto di buon gusto, sobria, il nome, le date e al massimo una croce da qualche parte, non necessaria, oltre a un semplice, sottolineo semplice, vasetto di fiori o una pianta. UNA pianta. non cinquanta come certe tombe, purtroppo anche di famiglia, dove qualcuno insiste a creare un orto botanico in miniatura.

che poi sono soldi buttati: non sono 28 vasi di fiori a urlare al mondo “ti voglio bene” e neanche la poesia o la frase presa dalla bibbia per dare solennità alla persona che vi sta sotto.

muoiono e sono tutti santi. madri amorevoli, grandi lavoratori, presenti padri, donne eroiche.

invece almeno una volta siamo stati tutti stronzi o puttane o opportunisti o vendicativi. tutti hanno fatto del male, qualcosa almeno, nella propria vita e chiaramente non è così che uno vuole essere ricordato, chiaro, ma trovo un po’ assurdo scrivere versi e poesie e tappezzare tombe e lapidi con mille orpelli.

era vivo, ora è morto. punto. gli abbiamo voluto bene. c’è la foto, il nome, un fiore, la sobrietà, il silenzio e soprattutto la semplicità del buon gusto e del rispetto per la morta e di ciò che questa rappresenta.

muore un bimbo e la tomba diventa un negozio di giocattoli e peluches, che marciscono sotto la pioggia.

ma perchè?

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