guerra aperta tra poveri, ristoratori che chiedono aiuti che non arrivano e gente che parla, grida a gran voce “fateci lavorare”, che poi sarebbe più giusto dire “fateci guadagnare” perchè alla fine sono i soldi a far girare al mondo, al contrario saremmo tutti a casa a pensare alle vacanze in qualunque momento, ovunque.
invece c’è il coprifuoco, c’è la mascherina, il gel, ci sono i cazzi e ci sono i mazzi e tutta una giostra di poveracci che, virologi e politicanti improvvisate con la testa farcita di chiacchiere da bar o news selezionate dio solo da dove, si ergono a sapienti saggi convinti che il loro verbo sia acqua pura per dissetare le aride menti del resto della feccia che, a loro giudizio, inspiegabilmente non riescono a capire quello che per loro, praticamente da subito è stato chiaro.
sono stato trascinato a mia volta nel vortice social di chi batteva i pugni sulla tastiera per far prevalere le proprie idee. non importa torto o ragione, l’importante è sconfiggere chi non la pensa come te.
ultima, ma non ultima, una 21enne che “sa di avere ragione” e su twitter mi liquida con frasi fatte, per poi gettare la spugna evidentemente per far prevalere ai miei occhi la sua saggia idea circa un tacito “lascio perdere perchè io (lei) ho ragione tu (io) no”.
dettagli.
ho spento la tv due mesi fa, non so più nulla su morti e contagi, vaccini, percentuali, zone colorate, leggi presenti e futura, estate, mascherine, tutto. non so nulla e nulla voglio sapere, perchè ho capito -e questo l’ho davvero capito- che dal virus non se ne esce con le chiacchiere ma semplicemente vivendo la vita con un po’ di attenzione e il più possibile lontano da chiunque.
facile quando, come nel mio caso, non si hanno cacato figli e non si hanno attività in fallimento sulle spalle, quando ci si gode la vita al meglio facendo il pieno alla macchina e andando al mare ogni volta possibile, grazie alla possibilità, mai venuta meno, di sfruttare la seconda casa come valida motivazione per “scavalcare” leggi e limitazioni in modo del tutto legittimo.
perchè per una volta nella vita, io che non ho niente, figli, attività in proprio, legami diretti con l’economia o pesi materiali sulle spalle, posso scivolare -e lo faccio ormai da quasi 2 anni- sopra tutto e tutti, beatamente tranquillo nella mia apatia che da sempre mi ha sollevato da qualunque pensiero di socialità, sport, cinema e discoteche.
chiudono? pazienza. falliscono? capita, d’altra parte quando io portavo a casa 1000 euro al mese col fegato a pezzi dalla frustrazione, i titolari facevano bei fatturati e di certo avevano disponibilità economiche ben superiori alle mie.
non è invidia o critica, sia chiaro, ma un dato di fatto. anzi, c’è proprio un nome per questa cosa, che per altro è la giustificazione che da sempre “legittima” i grandi guadagni: rischio d’impresa. “io guadagno di più perchè io rischio, tu non rischi nulla e quindi hai un reddito fisso”, frase che da sempre riempie la bocca di tanti saggi imprenditori, spesso seduti sui troni d’oro eretti ai tempi d’oro dell’economia italiana di padri e nonni ma che oggi, col buco del culo spannato dal governo e delle leggi più o meno assurde in vigore, diventano, loro malgrado, un boomerang che spacca denti e gengive senza neanche troppi spazi di manovra.
che dire? per anni vi siete riempiti tasche e bocca con il “rischio d’impresa” che ora, guarda un po’, la parola “rischio” ha assunto davvero il suo pieno significato.
per gli altri? il mio parere circa le “volute miserie” della vita degli altri è sempre il medesimo: nessuno vi obbliga a fare figli, nessuno obbliga a fare mutui che potenzialmente potreste non riuscire a pagare in futuro, nessuno vi obbliga a intraprendere un normale percorso di vita in uno stato, l’italia, dove è normale per una azienda fatturare 5 milioni di euro in più ogni anno ma pagare i dipendenti da oltre 10 anni sempre la stessa (scarsa) cifra.
ogni riferimento è puramente casuale.
vogliamo far ripartire l’economia italiana ma non c’è legge che “mastichi” le fabbrichette per costringerle ad aumentare le buste paga e poi ci lamentiamo si lamentano che il mercato nazionale è una merda.
strano.
fate meno figli e più giornate al mare.
vedrete che tutto passa.