altro weekend da vivere, altro programma uguale ai soliti programmi: ikea e centro commerciale.
passano gli anni e la vita scivola via con l’unica gioia di avere degli “amici sottomarca” al mare, gente che nasce e muore nel km quadrato del campeggio per meno di due mesi l’anno (al suo apice) e poi, per tutto il resto, spazio e tempo, è solo il vuoto e poco altro divertimento.
vorrei godere anche l’inverno ma mi pare di essere arriva al capolinea di una vita sociale che mi ha stancato e deluso, dove anche uscire per una passeggiata è una impresa che richiede sforzi sovrumani, per colpa di gente che si nega al telefono o non risponde ai messaggi.
oppure è colpa mia, ma a volte penso non sia colpa mia: è colpa degli altri, del mondo che è una merda. i social hanno rovinato tutto, perchè sai già tutto di tutti, se vuoi, quindi a cosa serve uscire?
mi guardo allo specchio e vedo la faccia di un vecchio che si è svegliato al mattina, un giorno qualunque e si è reso conto che la vita, la vita di qualità, ormai è passata, volata via, persa a rincorrere qualcosa che non esiste.
ora ai compleanni o agli eventi si parla solo di mutui e figli, i figli che non dormono, che si ammalano, che cagano ovunque, l’asilo, la scuola. poi basta dire l’età dei figli e tutti strabuzzano gli occhi meravigliandosi del tempo che passa. e io dico si: si, il tempo passa, vola, decolla, tra una rata del mutuo e una macchia di merda sfuggita al pannolino. lavatrice dopo lavatrice, rata dopo rata, hai 30 anni oggi e domani mattina ne hai 45.
dove sono finite le ultime 15 estati? sparite. non torneranno.
crepa la gente a cui vuoi bene da sempre, la gente che ti ha accompagnato da quando sei al mondo non c’è più. non c’è più neanche il cane, crepato dopo soli 8 anni per un male incurabile e poi “per adesso niente cani perchè vogliamo essere liberi di viaggiare” ma poi non viaggiamo mai perchè c’è sempre una scusa per non farlo.
quindi a casa. casa e lavoro, lavoro e a casa, con gente che fattura 130 milioni e non divide con te un solo centesimo ma la benzina è a due euro e io per venire a far ricco te ci devo rimettere di tasca mia. “eh, funziona così, che ti credi?”. eh, si, funziona così ma mi chiedo se è giusto che funzioni così.
casa e lavoro, lavoro e casa, senza vedere nessuno per 7 mesi, con la virgola del campeggio che poi qualcosa o qualcuno arriva, si, ma finisce lì, bisogna attendere agosto, le ferie, la libertà con l’orologio in mano, poi sai te mai come andranno le cose, se lui esce, se lei vieni, se loro ci saranno, eccetera. poi passa tutto, chiudono i cancelli e tu torni a casa e poi casa e ufficio e nel weekend… cosa? ikea e centri commerciali. da solo, perchè se chiami i morti che frequenti ti viene solo il vomito a veder bruciati pomeriggi interi per visitare 2 negozi di merda e bere 8 ore di caffè.
un armadio con quintali di abiti che non entrano più perchè a restare a casa passi il tempo con snack e tv, quindi poi ti vedi male e non esci perchè è più comodo fare una rilassante doccia calda e andare a letto coi capelli freschi di shampoo. chi telo fa fare di uscire per andare al solito pub di merda a pagare 2 euro di coperto e 3 euro di cocacola per parlare di vaccini e politica?
c’era una volta il cinema e la compagnia: tutto finito, tutto passato. una è rimasta piena due volte e due figli con uno stipendio non ti invogliano a far festa con gli amici due sere a settimana. poi c’è il coglione che ti chiama quando fanno comodo le quote per i regali da 16 o 18 euro, per gli altri (5 euro quanto si tratta di me). portafoglio chiuso, amici spariti.
e va tutto così.
poi parlano di andare dallo psicologo. a fare cosa? pagare per restare dove sono, come sono, con le stesse cose e le stesse persone?
meglio giocare al superenalotto, 1 euro, ogni tot mesi, quando mi gira.
che se dio volesse gli basterebbe 1 euro per farmi ricco.
se volesse.
il nulla, invece.