Farà, vedrà

deve fare, deve vedere. “ha sempre in mente” questo o quel lavoro.

poi passano i mesi, gli anni, a volte, e il lavoro da fare è sempre lì, intonso.

ha tolto i teli delle finestre della soffitta, quelli che avevo messo io dopo anni di sole che hanno rovinato il pavimento.

perchè hai tolto le tende?

sono cadute voglio metterne di nuove.

ok. le tende sono cadute mesi fa. MESI. e l’argomento “tende” è uscito stasera solo perchè l’ho tirato fuori io, perchp LEI sicuro ha in mente piscina, cellulare, chiacchiere e caffè e delle tende o del fatto che il legno del tetto si stia disintegrando non gliene frega niente.

ha in mente il mare, le amiche, il relax, il supermercato e le venti chiamate da fare e ricevere ogni giorno.

il resto degli abitanti di casa, tutti disoccupati, non muove un dito, impuniti e certi del menefreghismo generale che tanto quieto vivere porta a tutti loro.

non frega niente a nessuno.

sono tutti maestri di vita, poi, pronti a criticare tutto e tutti senza però mai aver provato a mettersi i panni altrui.

sia mai! devono cazzeggiare, loro!

Velocemente weekend

primo fine settimana senza campeggio e la botta del cambiamento di routine si è fatta sentire.
basta viaggi il venerdì sera, basta 48 ore di mare che servivano a coprire l’intero weekend di sole, mare, chiacchiere, amici, VITA.

stop. chiuso.

sabato a casa, sotto ondate di pioggia che hanno smesso solo verso sera quando ormai non fregava più un cazzo a nessuno.

al mattino sono andato al cimitero a “festeggiare” la defunta, sotto intervalli di pioggia, anche nel giorno del suo mesiversario. nove mesi senza di lei e io ancora aspetto che esca dalla cucina con le mani piene di pentole sporche.

pomeriggio a casa a parte un salto al centro commerciale dietro casa e un giro in centro tra la noia più totale, ritrovandomi in una piazza praticamente vuota a fissare il cielo domandando a qualcuno lassù che fastidio sarebbe tenere aperto il campeggio 365 giorni l’anno, magari anche non del tutto.

la messa in memoria era fissata per le 19.00 e la mia illusione che fosse un semplice rosario di 30 minuti è deceduta dopo 15 minuti di beata predica del prete che tanto avrei voluto salire sul pulpito, prendere la parola e dire “diamo un taglio rapido a questa manfrina che vorrei andare al mare”.

alla fine, grazie mascherina, mal di testa e stanchezza dopo 60 minuti senza ossigeno. perfetto.

al mare sono andato ieri, dopo aver cenato a casa la sera prima e una meritata dormita.

vento fortissimo, in spiaggia sono stato giusto il tempo di andare e venire dall’ingresso principale per fare il solito giro, prima di andare in centro, pizza d’asporto e poi lunga passeggiata troncata a metà per via di una poco promettente nuvola nera in arrivo (che poi nulla ha prodotto).

case richiuse in fretta e alle 15.30 sono andato al campeggio di DYL lontano 40 minuti, il campeggio “socio” del mio paradiso dove non avevo mai messo piede.

niente traffico, per fortuna e grazie al navigatore sono arrivato in perfetto orario.

il campeggio? niente di che, si vede essere il “fratello” del mio ma il mio è migliore, più grande, più spazioso, più famigliare. i cancelli e i vialetti sono la fotocopia dell’altro ma tutto il resto, verde curatissimo a parte, pare la versione mal riuscita del mio paradiso.

DYL era in piscina, coperta, con l’aria caldo umida che mi ha fatto presto schizzare fuori per il tremendo timore di beccare quasi certamente il codiv. ci fanno indossare le mascherine ma poi siamo tutti insieme dentro una sauna senza ricambio d’aria? geniale.

salutato DYL sono andato poco più avanti, 10 minuti di strada in un bel campeggio a 5 stelle, dove dopo un anno di assenza sono riuscito a rivedere SPALLE, bagnino estate 2019 che ha mollato tutto e ha passato la stagione a lavorare lì.

l’ho beccato che usciva dallo spogliatoio e ci siamo parlati 30 secondi perchè il suo collega stronzo lo incitava a muoversi, in fretta. voglio dire: uno si fa un ora di strada per venire a trovarti dopo 1 anno che non ci vediamo e tu scappi? non potevi fermarti 10 minuti?

no.

solita soddisfazione che mi regala quotidianamente il genere umano.

girato a vuoto per il campeggio stellato (alcune cose erano davvero belle, altre palesemente ridicole) sono salito in auto per tornare a casa.

e ora sono in ufficio, pronto a fare niente per le prossime 40 ore in vista del futuro fine settimana senza programmi e senza compagnia.

e così sarà fino a metà maggio.

non aggiungo altro.

Ciao.

torno in centro città a passeggio dopo non so quanti mesi dall’ultima volta, tra la desolazione dell’ora in anticipo sull’apertura dei negozi e la desolazione di questi ormai ridotti della metà.

passo anche davanti al negozio di MODELLO PANCETTA per vedere le novità (e sbirciare se lui lavora ancora lì) e passando me lo trovo davanti al naso, intento a parlare con una tipa sull’uscio del negozio.

ciao.

ciao.

fine.

anni di amicizia (mia) finiti secoli fa quando lui, con leggerezza e come se fosse la cosa più normale del mondo, dopo appunto anni di uscite, chiacchiere e risate, mi dice che “non abbiamo più niente in comune”, come se stesse rompendo la relazione con un fidanzato o chessò io.

liquidato in tempo zero, non mi sono più fatto sentire e vedere, per anni, fino ad oggi, per puro caso, il tempo di un ciao.

chissà se si è reso conto della figura da merda che s’è fatto a scrivere quelle cose. ma non ci conto.

certa gente merda era, merda è e merda morirà.

buona vita.

T.G.I.F.

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