Delle retrocessioni volontarie

LA STRONZA da diversi anni lavora per mcdonalds.

era il lontano 2015 quanso, disoccupata da mesi, ha tentato la sorte nel mondo delle fritture e dei grassi saturi, lei, lardona oversize, praticamente una dipendente ideale per la nota catena di grassi saturi.

assunta, il suo lavoro diventa subito una vera mania tanto che nell’ultimo periodo in cui “ho avuto l’onore” di frequentarla (prima che mi tagliasse fuori dalla sua vita per motivi che, ad oggi, conosce solo lei) non faceva altro che parlare di panini, procedure e raccontare aneddoti noiosi sul mondo del suo lavoro.

a chi cazzo interessava? a nessuno. punto.

poi grande festa, quando fu nominata direttrice del ristorante, carica che ho sospettato essere una sorta di contentino dato che lì dentro mi pare di aver capito esserci quasi più direttori che dipendenti.

fatti suoi, grazie a dio il ramo secco dell’albero dei miei contatti sociali che lei rappresentava è stato tagliato e dimenticato.

di questo pomeriggio la notizia che da qualche tempo si è fatta retrocedere a semplice dipendente perchè a quanto pare “le responsabilità erano troppe e i soldi non andavano di pari passo”.

praticamente adesso è una semplice cameriera che serve patatine fritte e ti chiede se ci vuoi aggiungere la maionese. tutto qui.

a tornare al 2015/2016 sarebbe interessante avergli posto la fatidica domanda: “ma quanto ti pagano poi, in più, a diventare megadirettrice de stocazzo?”.

un cazzo, appunto.

tutto fritto e poco arrosto. anzi, di arrosto c’è solo il puzzo della sua ridicola carriera.

avanti il prossimo, prego.

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