20 anni dopo

correva l’anno 2002. i ricordi sono un po’ vaghi.

saliti in auto, direzione uscita del campeggio, la solita settimane prima di ferragosto, come da sempre tradizione voleva. un saluto agli amici dell’epoca, “ultimo anno di campeggio”, frase già ripetuta l’anno prima ma poi prontamente smentita.

chi mai avrebbe potuto sapere che quello era davvero l’ultimo anno di campeggio?

una tradizione durata decenni è stata accantonata di punto in bianco. motivi lavorativi. o meglio: motivi lavorativi di chi aveva il diritto di non essere disturbato durate le ferie e quindi invece del mare “dietro casa” siamo saliti tutti in aereo e siamo andati all’estero. e ha funzionato: non ha chiamato nessuno e nessuna ha disturbato. però a quale prezzo?

correva l’anno 2003, primo anno senza campeggio. gli anni successivi sono stati sempre una vacanza, ogni estate, ma solo per una settimana. le 4 settimane di campeggio erano un lontano ricordo: da oggi 7 giorni di cui 2 persi tra arrivi e partenze, aeroporti, navi e via discorrendo.

tanti nuovi ricordi, si, ma brevi, perchè 7 giorni non sono un cazzo. un cazzo di niente.

viaggi ogni estate, fino al 2009, con l’estate rovinata perchè la puttana aveva da studiare, viaggio poi recuperato a natale, primo e unico natale in viaggio della mia vita. poi sono arrivati i suoi “a natale non mi muovo neanche per sogno!!!!!!!!”. notare i 50 punti esclamativi.

2010, 2011 a casa, niente viaggio, colpa della puttana o di dio solo ricorda il motivo. tanto poi, come purtroppo avrei scoperto gli anni successivi, a mandare all’aria le estati erano pretesti e buffonate: possibili ladri in casa, possibili uragani, possibili morti, parenti col piede nella fossa (morti però 10 anni più tardi), cani da sempre gestiti benissimo che di colpo diventavano problemi insormontabili. e poi la piccola puttana di casa che ogni volta aveva qualcosa per far saltare ferie e programmi a tutti.

2017 nuovamente a casa, altre scuse del cazzo, altri pretesti.

poi un viaggio bis nel 2018, dove siamo tornati a fare cose già fatte, perchè 7 giorni lontani da casa, dopo 10 anni dove il mondo è stato visto a metà… non è che ci siano poi tutte queste alternative.

america, sud america, australia, islanda, hawaii. un sogno mai realizzato, troppo lontani per chi viaggia col cronometro in mano.

e allora andate tutti a fare in culo.

poi lo spettro della morte è tornato del 2019, rovinando l’estate inutilmente dato che la fine è arrivata a fine anno, rovinando a tutti in natale (in tutti i sensi).

2020 è arrivato il virus e sono partite nuovamente le vacanze.

2021, altro moribondo per casa, altro viaggio saltato.

19 estati, 12 originali, 1 replica e 6 anni persi per sempre, solo 2 dei quali per motivi effettivamente seri di cui comunque 1 “buttato” nel cesso perchè nessuno è morto, poi, alla fin fine.

correva l’anno 2002, ultima notte in roulotte, io, abituato alla pioggia sulla lamiera e all’odore di plastica e legno. qualche anno più tardi, causa palese inutilizzo e con l’arrivo dell’appartamento, la roulotte (praticamente nuova) è stata venduta.

ad averla tenuta l’avrei potuta usare in almeno 6 occasioni, in campeggio, evitando di buttare nel cesso 6 estati della mia vita che, per quanto possano essere state belle per altri motivi, non hanno avuto campeggio.

il campeggio, zaino in spalla, è tornato nell’estate 2016, a fine stagione.

da lì è stato quasi sempre un crescendo, dalla mitica estate 2017 (la migliore), passando poi per la quasi perfetta 2018, la discreta 2019, l’orribile 2020 e, chiudendo, la stratosferica 2021.

correva l’anno 2002, l’addio al campeggio come io l’ho sempre vissuto.

oggi, anzi, venerdì scorso (17/09/2021), la notizia, leggiadra e stordente, data frettolosamente come se non meritasse neanche un attimo di riflessione: abbiamo comprato un camper.

a tre giorni dalla notizia ancora non ho realizzato.

7 metri di lunghezza, 4 posti letti su due letti matrimoniali dei quali uno fisso dalla forma pesantemente smussata e l’altro sospeso in aria che scende dal cielo su quella che che è una micro sala da pranzo formata da 5 sedute e un tavolino pieghevole, rotante e instabile.

costo? follia. a metà della cifra avremmo potuto prendere una bella roulotte comoda e spaziosa.

invece qua non c’è tempo da perdere, i soldi li buttiamo senza fermarci neanche un attimo a riflettere e i cataloghi che stanno per arrivare per posta saranno ora buoni solo per la pattumiera.

“lo userai anche tu?”.

io?

io sogno da anni di poter tornare in campeggio, ma ora è cambiato tutto. lo spazio che ora era destinato a 6 persone ora è solo per me e con esso tutti i costi, piazzola intera e la mia persona (con +30% nei mesi caldi perchè chi è solo va sempre inculato per bene). poi c’è il carburante, sicuramente un costo maggiore che muovere la mia auto. e poi c’è il mancato risparmio del mio abusivismo: con lo zaino entri di straforo, con un camper di 7 metri… no.

e poi ci sono gli scrocconi: camper pronto e piazzato, letti comodi, tetto sulla testa e costo della piazzola da dividere. già mi vedo L’AMICO DEL CAMPEGGIO che prontamente bussa alla porta per convincermi. che poi anche no, mi è già bastato questa estate quanto per due sere, in momenti diversi, ho ospitato prima JUNIOR e poi lui per non farli dormire per strada.

voglio la mia libertà, i miei spazi, i miei tempi, modi, tutto. non sono fatto per gli ospiti in casa, neanche in una casa spaziosa, figurarsi in un camper che per quanto sia spacciato per grande è in realtà un cazzo di buco.

tre giorni dopo ancora sono per aria, non so cosa pensare.

consegna prevista per aprile (circa), giusto in tempo, più o meno, per inaugurare la stagione 2022.

che poi alla fine si finisce inevitabilmente al solito fottuto punto: decine di migliaia di euro spesi per qualcosa di potenzialmente bello che ora per essere sfruttato e goduto richiederà altri soldi e, cosa peggiore, tempo e serenità per essere goduto quando, per chi lavora, è già un miracolo arrivare vivi alle ferie di agosto.

un grandissimo punto di domanda.

forse certi desideri farebbero meglio a rimanere tali (?).

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