Armadio

armadio riparato, più o meno.

ho passato una per una tutte le camicie, tutta roba presa d’impulso nel corso degli anni e portate pochissimo, perchè una maglietta è sempre più pratica di qualcosa con mille bottoni da infilare. e poi la maglietta la sfili e via, la butti dove capita e la rimetti ed è sempre in ordine.

un quintale di camicie a quadretti, di ogni foggia e colore, tutta roba messa di no qualche volta, alcune ancora col cartellino attaccato.

mancano gli amici e mancando loro mancano le occasioni di feste e serate o semplici incontri sociali dove mettersi in tiro è la regola. e mancano da anni e da altrettanti anni la roba è lì, appesa, con cartellino e mode che intanto passano.

cappotti bellissimi mai indossati, maglioni ancora nuovi di zecca.

giusto ieri ho speso 95 euro per quattro maglioni in cotone da usare al posto delle felpe che hanno una media di 90 lavaggi in lavatrice e un minimo di 10 anni di vita l’una. ancora buona, morbide, belle. che faccio? le butto? non mi pare il caso.

servirebbe una roulotte, servirebbe restare in campeggio 12 mesi l’anno, con gli amici, il pub la sera, gli incontri nelle stradine, i bar, le serate sul molo. allora userei tutto e anche di più, anzi, tornerei a fare shopping, comprare cose carine che metterei diverse ogni sera, tra canotte da spiaggia e giacche pesanti quando farà freddo.

ma ci sarebbero le occasioni, gli amici, tantissimi e il divertimento.

invece sono qua, con gente vecchia più dentro che fuori, a marcire tra la chiacchiere de IL PELOSO, i silenzi di MISS GIOSTRINA e le storielle via messaggio de LA FATTRICE, moglie, madre, povera in canna che anche avendo soldi cosa vuoi che esca a fare cosa? la mamma-mummia? anche no.

il resto della compagnia è andato a farsi fottere: LA STRONZA, IL LAUREATO, IL TRASCINATORE. tutta fuffa, tutta felicità di plastica, durata anni, meravigliosi, che già sapevo sarebbe scoppiato tutto in vacca e così poi è stato, tutto in merda dall’oggi al domani.

meglio perderli che trovarli.

intanto nell’armadio la roba nuova resta lì, a memoria di quando la vita era fintamente migliore di quanto lo sia la desolata realtà di ogni giorno, da anni a questa parte.

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