Mi senti?

venerdì scorso durante il viaggio verso il mare, nel silenzio della macchina, ho iniziato a pensare alla fede e ai cosiddetti miracoli.
in vita la parente avrebbe dato la vita per me. dunque come è possibile che ora che è lassù non ci siano cambiamenti positivi, immediati e straordinari sui quali poter contare? discorso sciocco ed eogistico si potrebbe pensare, ma se neanche chi muore e ti ama non può fare nulla per te da lassù, allora a cose servono preghiere, messe in ricordo, candele, cerimonie e fotografie per casa? se una persona che ami viene a mancare si suppone che ovunque ora si trovi lei/lui possa fare qualcosa a livello pratico per te. e non parlo di trovare un parcheggio gratuito in pieno centro un giorno che hai fretta di andare per shopping o uffici. parlo di miracoli veri, di cose che per magia iniziano a girare bene, qualcosa di inaspettato che senza spiegazione logica alcune inizia a volgere a tuo favore.

insomma a cosa serve morire se poi ai vivi non resta nulla? e se lassù è meglio di quaggiù come da sempre predica la chiesa, noi qui allora cosa restiamo a fare? a lavorare per 50 anni per far arricchire ancora di più chi lo è già troppo? a pagare tasse, timbrare cartellini, consumare auto e tonnellate di benzina per correre dietro ai capiricci del cazzo di padroni, capi, mogli e figli. che senso fa vivere, allora?

ad ogni modo la domanda sul piatto era molto chiara: se chi ti ama muore come può, potendo, non darti una mano? come può non dare un segno, farti sapere in un modo qualunque che “io ci sono, ti vedo e ti proteggo”?

storia triste ma vera, domanda logica, ritengo.

venerdì sera ho giocato al superenalotto nella ricevitoria sotto casa. un euro, 6 numeri presi dalla schedina compilata mesi fa, gli stessi numeri che riguardano la parente e altre cose.

ho vinto. ben 5 euro. quante possibilità c’erano che proprio il giorno delle mie preghiere, proprio il giorno dove la fede (o come la volete chiamare) è venuta meno, di beccare due numeri su 90?

un segno? o forse una semplice presa in giro: potendo fare la magia e regalarmi 5 euro, non sarebbe stato meglio impegnarsi un po’ di più e regarmi un 6 con relativi 30 milioni in palio. così resta una fede a metà: il dubbio di una casualità ma mai la certezza di una svolta che, nel dubbio di una sera, potesse cambiare materialmente la mia vita.

un 6 pieno sarebbe stato un regalo dall’aldilà, non ne avrei parlato con nessuno ma sarebbe stato il segno equivocabile che lei è presente, mi ascolta, mi aiuta, mi ama ancora, c’è e sempre ci sarà, fino alla fine.

mai una gioia, o almeno, mai una gioia intera, in questo caso.

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