Perchè io valgo

lo ripeteva sempre CASETTA.

devi fare come la pubblicità dello shampoo, devi ripetere “perchè io valgo”!

poi però la vita non perde mai l’occasione di dimostrare che il (mio) valore è prossimo alla zero.

giornata in campeggio (ieri) con messaggio de L’AMICO DEL CAMPEGGIO.

“forse arrivo nel pomeriggio, 30% di possibilità, ma resto in spiaggia, se vuoi ci troviamo”.

bhe, anche no, se devi venire a mettere orari e mete alla mia giornata.

subito dopo scrive FRECCIA, quello che per tutto l’inverno è rimasto in stato di morte apparente, per chiedermi se fossi in campeggio.

si.

nessuna risposta.

un po’ più tardi mi avvisa che lui, SPECK (altro stronzo che non mi caga) ed ELISA stanno venendo in piscina.

mi rendo irrintracciabile e appena di vedo arrivare entro in acqua, per uscirne tempo dopo e andare a recuperare l’asciugamano.

mi sento chiamare e ignoro, che tanto nel casino delle voci la scusa poteva starci tutta, no?

faccio il giro largo e vado da LEO, posizionato in cima allo scivolo, ottima posizione per spiare il fantastico trio, notando subito che tempo qualche minuto raccoglievano le loro cose e sparivano dalla vita, evidentemente per andare a fare aperitivo e svernare mezza giornata al tavolo del bar spendendo 5 euro per acqua zuccherata. anche no, grazie.

poi mi riscrive ADC per per dirmi che in 10 minuti sarebbe stato al bar della spiaggia. gli scrivo che non sono in campeggio perchè sono andato a passeggiare a XXX e così faccio, in modo da allontanarmi il più possibile da ogni possibile incontro.

solo alla sera chiudo il cerchio, quando, chiedendo quale fosse la loro piazzola per passare giusto un minuto a salutare prima di tornare a casa (si chiama educazione), mi risponde (FRECCIA) che non avevano piazzola perchè erano lì in giornata.

quindi i puntini si uniscono da soli: tre persone hanno deciso di andare un campeggio in giornata e pur sapendo che io al 99% ero già lì non mi hanno chiamato se non alle quattro di pomeriggio per farsi raggiungere in piscina. nonostante non avessi risposto alle urla del mio nome nessuno ha scritto una riga circa l’aperitivo ne nessuno ha chiamato o scritto niente altro. ADC ha scritto a me di trovarsi, poi morto pure lui quando ha saputo che c’erano gli altri, gente palesemente più interessante del sottoscritto, per poi avvisarmi quando la cosa si sarebbe ridotta al “raggiungerli al bar”. non paghi di tutto questo hanno cenato al bar della spiaggia, altro messaggio mai recapitato al sottoscritto che, voglio dire, già non ci siamo visti in piscina, quanto meno mi inviti a cena, se hai piacere di vedermi, no?

no.

passo l’inverno a preoccuparmi di avere compagnia in stagione e poi quasta è la compagnia.

spero davvero che capitino imprevisti a pioggia e che non si presenti nessuno quest’anno.

almeno non devo unire i puntini per smascherare le loro pagliacciate.

Degli adii e del ritrovarsi

mattinata a casa, grazie a dio, grazie al funerale previsto per metà mattina.

tra qualche minuto salirò in auto e andrò in chiesa, salamelecchi di rito e poi alle 11.00 ho il primo appuntamento alla casa di riposo dove dopo oltre un mese rivedrò il vedovo.

alla casa di riposo (proprio in quella) ero andato qualche anno fa per accompagnare lui e la parente a trovare la storica vicina di casa, ricoverata lì da qualche anno dopo una caduta fuori casa.

ambiente grigio e deprimente, tanto che ricordo perfettamente di essermi augurato di non vedere mai nessuno di loro due lì dentro.

lei ha esaudito questo mio desiderio, anche se nel peggiore dei modi, morendo lo scorso anno. lui invece è stato meno fortunato e ora si trova lì.

che altro dire?

Happy

HAPPY è la nuova dipendente di BAMBA, addetta barista al nuovo baracchino posizionato davanti agli scivoli, ennesima trovata di BAMBA per guadagnare più soldi in stagione.

HAPPY è giovanissima, simpaticissima e sempre col sorriso, sa stare allo scherzo ed è indubbiamente la persona più solare che ho memoria di aver mai incontrato.

già da subito, senza neanche aver mai accennato (io) l’argomento “lavoro”, ha dichiarato:

io prima lavoravo in un posto che non mi piaceva. se entro al lavoro e guardo sempre l’orologio perchè il tempo non mi passa mai vuol dire che quello che non è posto per me, così mollo tutto e vado via, cerco altro. […] qui vedo gente che arriva col muso, sempre stanca, a me invece lavorare piace, sono qui dalla mattina alla sera tardi, non faccio pause se non per andare due secondi in bagno ma mi piace. […] io ho messo passione in tutti i lavori che ho fatto.

commessa al supermercato, poi, mi pare, barista o qualcosa del genere. nel mezzo, credo/spero, anche altro. sempre “con entusiasmo” a detta sua.

ci parli ed è tutto facile. non ti piace il lavoro? mollalo. non sei felice? vattene. è un ambiente negativo? non sei sereno? hai sempre il muso? guardi l’orologio? cambia.

per lei è tutto facile, la personificazione della “felicità”, un personaggio che racconta di schioccare le dita e trovare subito il lavoro successivo. facile, semplice, comodo, veloce, normale.

invece poi esco dal campeggio e la vita -la mia- è tutt’altro. decenni di annunci e agenzie, zero proposte serie e una infinita -e più passa il tempo, sempre più rarefatta- sequela di offerte da parte di aziende di basso livello, con stipendi da 1.200 euro, senza bonus/premi/incentivi o che al colloquio promettono mansioni di 756 tipi diversi che uno poi si chiede 1) come può una sola persona fare e tutto e 2) se mai dovessi assentarmi per ferie verrebbe giù un mondo, tra permessi negati (poi chi li farebbe i miei 600 lavori al giorno?) o musi lunghi se chiedo più settimane attaccate.

alla fine torniamo comunque sempre al punto di partenza, quello che HAPPY definisce “accontentarsi”, che poi uno, se si ferma un momento, è comunque l’opinione di una ragazzetta che serve caffè e panini e che ha avuto l’immenso culo di trovare uno stordito che da subito le ha offerto un tempo indeterminato, in stagione al bar degli scivoli e in inverno nel bar della piscina comunale.

voglio dire.

torno ancora a dire che “se dio avesse voluto diversamente non sarei qui”, poi chiamalo “destino”, chiamalo come ti pare, di fatto io, oggi, più che inviare CV o chiamare le agenzie non posso fare. poi serve il culo di trovare il posto giusto, con gente giusta, col giusto stipendio e il perfetto calendario ferie/vacanze.

utopia.

forse dovrei mollare tutto pure io, andare a vendere panini e caffè, sorridere a tutti saltellando come un coniglietto tra tavoli e casina di legno fermando i passati per raccontare loro, con un sorriso a mille denti, di quando facile sia essere felici nella vita.

che nel mio caso è facilissimo esattamente come perdere i 10 kg che da 10 anni cerco di perdere.

5 galline

prima di venire al mare mi sono fermato a casa della parente per qualche minuto. motivo? salutare per l’ultima volte le galline superstiti.

il 3 gennaio 2020 la parente chiudeva gli occhi per l’ultima volta. in eredità a chi resta a soffrire ogni giorno su questo piante ha lasciato cinque galline.

una è morta poco dopo la sua morte, aggiungendo un ulteriore lutto, per quanto stupido, alla lista già troppo lunga dei morti di gennaio.

il vedovo si è sempre sbattuto il cazzo altamente dei suddetti animali, convinto che potessero sopravvivere anche solo di sole e aria, tanto che io e LEI, a turno, andavamo ogni giorno a controllare la situazione e ad accudire lui e loro.

la seconda gallina è morta qualche mese fa, la più bella, la più grossa. si sarebbe anche potuta salvare, forse, se si fosse portata dal veterinario, ma chi mai spende soldi per una gallina?

l’ho trovata morta io una sera dopo il lavoro, già con le mosche attorno a causa del caldo, chiaro segno che era morta almeno dal giorno prima. il caldo ha fatto il resto. il vedovo invece non si è accorto di nulla, impegnato come era a invischiarsi il cervello nelle stupide beghe famigliari dell’altro lato della famiglia.

che io ricordi quella è stata l’unica gallina viva che io abbia mai avuto il coraggio di accarezzare e solo perchè, moribonda, sapevo non si sarebbe mossa. l’ho sepolta io al centro del cortile sul retro. il vedovo non si è neanche fatto vedere, anzi, voleva lanciassi il corpo oltre il muro di cinta, nella casa abbandonata dei vicini.

un coglione. se fosse stata viva la parente avrebbe lanciato lui oltre il muro di cinta dei vicini.

e ne rimasero tre, una delle quali già con l’abitudine di sedersi a terra spesso a causa, pare, di un problema alla zampa.

domani mattina LEI consegnerà le galline a un vicino di casa “perchè non posso andare lì tutti i giorni a curare le galline”, ennesimo lavoro che, gratis o a pagamento, è riuscita a scaricare su qualcun altro.

da domani quindi la casa sarà ufficialmente disabitata.

il vedovo è alla casa di riposo a lamentarsi di qualunque cosa, il canarino lo abbiamo salvato noi mesi fa prima che morisse congelato o di fame nella rimessa e le galline, appunto, faranno o hanno fatto la fine di cui sopra.

fine, fine di tutto, anche delle uova fresche, buone, naturali che ci regalavano ogni giorno (e che io sempre più raramente mangio).

fine dell’era contadina.

la macchina da cucire, i binocoli, le sveglie antiche e il cappello rosa sono finti tutti a casa de LA PRINCIPESSA, mentre la costosa lampade che regali come dono per l’anniversario è tornata in mio possesso e adesso finirà dentro qualche scatolone a prendere polvere. la coperta rossa, nuova, bellissima, sulla quale è morta è sul tavolo davanti al mio pc, immagino resterà lì per settimane intere data la voglia di LEI di fare ordine in casa. la roba per il cucito è a terra, davanti al mucchio di mille altre cose buttate lì alla rinfusa.

ora restano le stanze da depredare, mobili da smontare, tavoli, armadi e soprammobili che io non vorrei buttare ma presumo che finirà tutto in discarica. e poi ci sono i mobili vecchi, di quelli che se li usi dove sono ancora possono andare bene, se li tocchi finiscono in pezzi e sono da buttare.

non so più cosa pensare, mi sento svuotato di tutto, a vedere un mondo meraviglioso pieno di amore e ricordi finire distrutto, disperso o gettato in discarica.

di mio posso dire che la parente avrebbe chiamato un camion, avrebbe fatto caricare tutto e portare al macero nel giro di 12 ore. ma era roba sua e poteva fare quel che meglio credeva.

ora quella roba, vecchia e logora, è l’unica cosa che di lei mi resta e buttare via tutto per me è come fingere che non fosse mai esistita. eppure non è così, anzi.

perchè le cose brutte sono le uniche cose ad essere eterne?

A morte le ferie

funerale fissato per il lunedì mattina ore 9.30, giusto per spaccare la mattinata in due e bruciare 4 ore di permesso perchè è inutile (e costoso) fare avanti e indietro quattro volte e poi altre due nel pomeriggio da e per l’ufficio.
invece di tenere ore di ferie libere per andare al mare e allungare i weekend li uso per andare a funerali.
ok.