Il gioco della candelina

il vedovo è da tre giorni in isolamento pre-casa di riposo (lasciando perdere il fatto che dopo 7 giorni di isolamento ospedaliero è da fuori di testa chiudere un 94enne in una stanza per altri 10 giorni (!!!) “per sicurezza”).

il primo giorno tutto bene, il secondo giorno gli bruciava fare pipì (solito problema alla prostata) e ha mangiato praticamente nulla, oggi è stato portato al pronto soccorso. febbre.

sicuramente lo terranno lì dentro per qualche giorno (presumo infezione alle vie urinarie a causa del catetere che immagino come sarà stato messo e come sarà stato gestito con cura da parte dei secondini della casa di riposo provvisoria…) e poi immagino tornerà in isolamento con il conto alla rovescia che ovviamente, essendo uscito, ripartirà da zero, con il rischio ALTISSIMO di avere bisogno di tornare al pronto soccorso altre volte e allora la giostra riprendere.

e io qui a chiedermi quanto ancora andrà avanti questo “gioco della candelina”, dove tutti si dannano l’anima per gestire al meglio qualcuno che in piena salute molto probabilmente non tornerà più. 94 anni, ripeto.

con la parente è stato un calvario, breve ma intenso, con l’ultimo mese e soprattutto gli ultimi 15 giorni dove lei si è accartocciata sulla poltroncina e io (noi) non sapevo che altro fare se non lucidare i mobili della cucina il mattino quanto la sera è poi trapassata.

un continuo stress senza fine per salvare chi bene o male è già sulla via del camposanto, un sentiero che tutti (io in primis) auguro di percorrere il più tardi possibile, ovviamente, ma la direzione è comunque quella e nel frattempo la vita procede tra lo stress personale (mio), la sofferenza (sua) e le lamentele di LEI, in parte giustificabili, il resto tutto teatro amplificato inutilmente.

la fine è il cimitero e nessuno vuole il cimitero ma siamo tutti esausti dopo 2 anni di pene, 2 funerali (parente e cane a 20 giorni di distanza) e tutto quello che ne è seguito, litigio con gli altri parenti in primis.

alla fine questa sera, a passeggio su e giù per la strada davanti casa, pensavo a come sarebbe stato meglio e più semplice l’aver trovato una serva che gli facesse compagnia e lo aiutasse 24/7, magi due per fare a turno.

sarebbe rimasto a casa sua, servito e riverito, noi tutti saremmo stati più sereni, non ci sarebbero stati tutti i litigi che ne sono seguiti e ognuno sarebbe rimasto a casa sua, con la sua famiglia e tutto sarebbe rimasto come è sempre stato, con quella parvenza di falsa serenità e cortesia.

poi, giunti al capolinea, si sarebbe fatto ciò che c’era da fare e arrivederci e grazie, ognuno per la sua strada, ognuno a casa sua, sereni, indifferenti, cortesi.

invece è esploso il finimondo, roba che se la parente se fosse viva sarebbe morta all’istante altre 37 volte almeno. la conosco benissimo, è così che sarebbe andata, un infarto a causa del cuore a pezzi.

e comunque eccoci qua, a ridosso dell’estate, col coprifuoco, il campeggio che chissà come sarà quest’anno, il lavoro che mi ha stancato a 360 gradi, nessun amico, una parola di interesse da parte di nessuno, le ferie da fissare, le discussioni da affrontare e uno che entra ed esce dal pronto soccorso e dio solo sa come andrà a finire.

una vita in stand-by da due anni, menefreghismo totale dall’altra parte della famiglia e una che nonostante la situazione tutto sommato semplice (se paragonata a molti altri casi ben più lunghi e tragici) insiste con i suoi teatrici, eccetera.

150.000.000 di euro in palio, vorrei vincerli, licenziarmi, prenotare un aereo per santorini e restare lì per tutto il tempo che riterrò opportuno, servito e riverito, lontano finalmente da tutto e da tutti, a vedere posti nuovi, tra sole e passeggiate, fotografie da scattare e pensieri da scrivere al computer la sera.

una vita semplice, mia, finalmente.

invece.

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