domani il parente andrà a casa del vedovo per procedere a chiudere la linea telefonica. per una vita intera ho composto quel numero e tra qualche giorno anche questo semplice numero non esisterà più. una vita di parole al telefono, bollette e squilli finiranno per sempre.

la lampada che avevo regalato per i 50 anni di matrimonio è tornata ad essere mia, è sul muretto della tavernetta e adesso non so neanche dove metterla. l’avevo presa per illuminare il mobiletto del telefono che si trovava in un sottoscala buio e la parente l’aveva usata anche per far luce nello sgabuzzino ricavato dal sottoscala dove non era mai riuscita a trovare un modo per far luce senza sforzo.

mi aveva tanto ringraziato per quel regalo utile, usatissimo. ora è mio, uno dei tanti ricordi che alla fine è solo un oggetto da mettere nel mucchio di cose che non avrò mai modo di usare ma che per il valore economico o sentimentale non voglio buttare via. fosse per me non butterei nulla.

ora che il vedovo è palesemente destinato a finire i suoi giorni in casa di riposo è tutto da censire e dividere tra gli eredi. vorrei poter conservare tutto ma non avrebbe senso e comunque non posso mettere il contenuto di una casa (vecchia ed enorme) dentro una casa (mia) già colma di torna di suo. e poi è comunque tutta roba vecchia, per buona parte, roba che solo a spostarla finirebbe a pezzi o sarebbe impossibile da rimettere insieme.

resta la cucina, la nuova a parte della vecchia, due tavoli ancora buoni, il tavolino del salotto e un paio di quadri (comunque fuori moda… ma che fai? li butti?).

poi c’è l’armadio della cameretta (nuovo di zecca) e la cameretta che comunque fa parte dell’arredo di una nostra camera e quindi tornerà in mio possesso. ci sono i banchi e cassettiere delle varie stanze, tutta roba che non vorrà nessuno, spazzatura pronta per la discarica che fino a due anni fa erano preziosi oggetti d’arredo di una vita di ricordi.

c’è la ghiacciaia, qualche scaffale, qualche pensile, strumenti da lavoro e la roba dell’orto, gli attrezzi da falegnameria e quant’altro.

un mondo da demolire e oggetti che vanno scelti, contesi, prendere o lasciare, vendere o buttare. poi sarà venduta tutta la proprietà e certamente demolita per far posto o a un pezzo di ristorante o a un pezzo di fabbrica.

tra il nuovo e il vecchio per quelle stanze è passato un secolo di storia e adesso è tutto morto, di colpo.

e lì dentro, emotivamente e non, c’è una grandissima parte della mia vita e della mia infanzia.

tutto da buttare.

non voglio neanche pensarci.

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