Buone feste

natale.

telefono che squilla prima delle 8 perchè il vedovo non ha mai dormito a causa della vescica che brucia e ha sporcato di sangue in giro. il parente che dorme con lui ha passato la notte in bianco e giustamente il giorno di natale di buon mattino ha telefonato a casa svegliando tutti perchè a quanto pare prima di andare comunque al pronto soccorso -semplicemente- è meglio fare così.

ok.

diluvio tutto il giorno, col sottoscritto a casa del vedovo ad accudire le galline abbandonate a se stesse, poi il pranzo in casa con LA PRINCIPESSA e L’IMPIEGATO (inutile litigare con LEI per farle capire che non voglio gente col CODIV in casa, specie se fanno lavori ad alto rischio contagio).

poi tutto il giorno a casa, pioggia an intermittenza con diluvi più o meno regolari, pizza fatta in casa per cena e a letto a rigirami fino alle due di notte perchè sonno e cibo sullo stomaco non vanno d’accordo.

santo stefano (oggi) a a casa, con un sole primaverile e le regole del poter andare al mare solo per marcire in casa. anche no.

passeggiata sulla via davanti casa per ore e ore, al telefono con MARITO (e LA FATTRICE in sottofondo), IL PELOSO e, nel pomeriggio, ALE CICCIO prima ed ELISA poi.

alle 15.00 del pomeriggio il telefono delle seguenti persone ha squillato senza che nessuna risposta sia stata data (nell’ordine):

  • L’AMICA DEL MARE M.
  • L’AMICO DEL CAMPEGGIO
  • IL MIGLIORE AMICO
  • EX COLLEGA (“ti chiamo tra poco, sono un attimo impegnato”)
  • GESU’
  • MICH
  • MILUCA
  • BEA

ora sono le 16.45 e nessuno ha più richiamato.

in giorno di festa, alle tre del pomeriggio, praticamente tutti chiusi in casa a non fare niente -evidentemente no- e nessuno ha risposto.

la prima è stata la stronza peggio di tutte, impegnata 24/7 al supermercato 365 giorni l’anno, l’unica volta che chiamo sapendo che è disponibile… e lei? non risponde.

buone feste.

Natale è

tra un ora e mezza sarà natale, il primo senza parente e senza cane, morti entrambi a gennaio a 20 giorni di distanza l’una dall’altro.

“questo è l’ultimo natale col cane” dissi davanti a tutti, con LA PRINCIPESSA che fece i lacrimoni come se ci fosse ancora speranza che un cane passato da 60 a 30 kg scarsi nel giro di qualche mese avesse la benchè minima speranza di viverne altri 12.

utopie, ma non ci si vuole pensare.

e niente, tutto qua, il mio natale senza di lei e senza di lui, senza la compagnia del musotto ciccioso e senza la voce di lei, i soliti discorsi, la sua esperienza, il suo affetto, il suo tutto.

il vedovo è stato trasferito a casa del figlio (temporaneamente?) dato che qualche giorno ha di prima mattina ha svegliato tutti perchè si è ritrovato col letto pieno di sangue, normale conseguenza di una piccola emorragia dovuta all’operazione di qualche settimana prima.

corsa al pronto soccorso e poi di lui non ho più saputo nulla, in casa l’argomento è delicato e onestamente a me basta saperlo in buone mani e il resto non ha importanza, a questo punto.

il canarino è a casa nostra, le galline sono abbandonate a loro stesse da qualche giorno e LEI non vuole saperne di metterci bocca per non finire a litigare con l’altro parente circa la gestione della cosa. della casa e delle altre cose, per la precisione.

tant’è.

abbiamo passato decenni limitandoci ai saluti e gli auguri, poi da una decina d’anni a questa parte LEI è finita con l’impelagarsi in chiacchiere, sorrisi e simpatie. di mio cercavo il distacco ma mi arrivavano solo accuse di essere “selvatico” e asociale. adesso che c’è bisogno di solidarietà e aiuto concreto ognuno va per la sua strada e LEI s’è trovata da sola a gestire la parente fino alla morte, rinunciando e rovinando viaggi e vacanze a tutti e adesso che è rimasto il vedovo da solo c’è anche chi ha prenotato una crociera di una settimana e una vacanza di un mese al mare (estate 2020, tutto saltato solo grazie al virus).

e noi ce la prendiamo in culo sempre, perchè LEI deve fare la crocerossina ma a una certa direi anche basta.

ora è un natale coi nervi tesi e una litigata al telefono questa mattina e una in arrivo prossimamente.

mah.

un anno strano, uno strano natale, fatto di regali presi oggi al supermercato in fretta e furia tra la poca scelta di scaffali mezzi vuoti e negozi chiusi e luci spente.

sogni e desideri sono scomparsi con la quarantena, c’è poco da fare.

tanti auguri a tutti voi lettori.

Dei discorsi di fine anno

cari amici,

anche quest’anno volge al termine. è stato un anno difficile per tutti, soprattutto per quello per cui l’anno è stato un anno come tanti ma hanno comunque sentito il bisogno di scrivere boiate sui social o andare in tv a lamentarsi della qualunque.

è stato l’anno di due grandi funerali per il sottoscritto, un anno iniziato malissimo fin da subito, seguito da ritorsioni lavorative inutili e proseguito poi con una breve quanto mediocre estate (ma pur sempre estate) vissuta quanto, quando e alla meglio che ho potuto. pur tuttavia speravo in meglio, ma questa è la vita.

è stato l’anno delle idiozie alla tv, dove ogni cane laureato in qualcosa di vagamente attinente alla medicina si è sentito in dovere di proferir opinioni (a pagamento) nelle varie trasmissioni, con la battaglia tra virologi -o presunti tale- che cambiavano idea a ogni cambio di canale.

ad oggi del virus non si sa nulla. si tramette con lo sputo ma si appiccica ovunque e dura non si sa quanto, chi dice ore, chi minuti, chi settimane. nel dubbio abbiamo riempito le discariche di mascherine e bottigliette di gel igienizzante, pur non sapendo neanche che tipo andava comprato e come si doveva utilizzare. l’usa e getta a 50 cent al giorno dubito fortemente sia stata la religione della maggioranza, costretta o volutamente consapevole a riciclare le medesime cosa da “una tantum” per giorni se non settimane.

è stato l’anno delle spie alla finestra che urlavano e chiamavano la polizia se passavi sotto casa, da solo, col cane, perchè eri l’untore che portavi la peste e sterminavi il mondo. è stato l’anno dove il 90% degli italiani si è ricordato di possedere un cane e di amare gli sport all’aria aperta, in contraddizione con gli scaffati vuoti dei reparti lieviti e farine. tutti sportivi, animalisti e pasticceri a ogni nuovo decreto.

è stato l’anno della paura a marzo, delle feste di ferragosto che, non so come, sono state responsabili dei contagi di novembre (3 mesi dopo, con una incubazione dichiarata da sempre di 5 giorni) e delle restrizioni “per contenere la seconda ondata ed evitarne una terza”, bugia nella bugia da parte di chi cerca di fermare la marea con le mani. è arrivata la seconda ondata e ne arriverà una terza, con o senza mascherina, con o senza lockdown.

è stato l’anno dove “bisogna salvare la salute delle persone” ma le restrizioni successive hanno bloccato tutto fuorchè le fabbrichette, coi piccoli imprenditori che urlavano alla tv “fateci lavorare” ma chi me lo assicura che poi non erano quelli che bestemmiavano sui social a natale perchè non potevano andare a trovare i parenti lontani.

è stato l’anno di miliardi buttati nel cesso per banchi a rotelle, gel, plexiglas e mascherine, tutta roba inutile che a nulla è servito dato che, dati alla mano, se non erro, le curve sono sempre salite e scese come natura ha voluto.

è stato l’anno dei vicini che denunciano i ragazzi che fanno festa in appartamento, tanto 5.000 euro di multa poi mica li pagano loro, poi. ma è stato anche l’anno dell’imbarazzante immagine di plotoni di poliziotti in spiaggia che con droni e moto andavano a multare il poveretto steso sull’asciugamano in una spiaggia deserta nel raggio di km.

l’untore da punire, un pericolo delinquente che andrebbe lapidato e arso sulla pubblica piazza. ma meglio di no, meglio tenere le distanze.

è stato l’anno degli arcobaleni, de #andràtuttobene, delle canzoni sui balconi, a marzo, tutto scomparso poi 6 mesi dopo quando canzoncine e arcobaleni non facevano ridere e allietare più nessuno.

ora ci sono gli abbracci nella cabine di vetro con guanti appesi al muro e i pronto soccorso che ti attaccano il telefono in faccia “perchè il suo non è un caso urgente”.

è stato l’anno delle “battaglie tra i poveri”, gente frustrata dalla vita di tutti i giorni che si sfoga sui social e poi fa figuracce in tv perchè non sanno portare avanti di persone le loro idee e ne escono di quelle boiate che dio ci salvi.

è stato l’anno dove la messa di natale era la priorità, dove al ristorante ci si può sputare in bocca da seduti ma se vai a pisciare devi mettere lo scafandro o sei un delinquente. è stato l’anno dei montanari che urlano in tv perchè devono lavorare, perchè non è giusto che al mare (caldo = zero influenze) ci si è potuti andare mentre loro (freddo = influenze 100%) sono bistrattati. ma fai capire ai cari imprenditori dallo skypass da 100-200+ euro che loro hanno percorsi fissi obbligati mentre in spiaggia uno va dove gli pare.

tant’è. chiudiamo tutto, tanto poi ci sono i ristori, che ovviamente, se arrivano, non bastano, perchè l’imprenditore medio vuole un fatturato garantito, magari anche un segno “+” già che ci siamo, no? è dovuto.

è stato l’anno dove la sanità si è riscoperta fragile dopo decenni di tagli al bilancio, dove medici e infermieri sono diventati i nuovi eroi e dove tanti giovanissimi laureati sono stati assunti e adesso auguri a sapere dove finiranno quando i contratti da eroi precari saranno arrivati alla fine.

nel 2020 gli imprenditori hanno capito di “voler fatturare lavorare!” ma poi se mamma o nonna di 80 anni di ammala guai a lasciarla morire. OLD LIFE MATTER, no? ed è giusto, per carità, giustissimo. l’italia ha investito tutto sulle persone fragili, sulla gente purtroppo carente dal punto di vista della salute, che ora ha portato a un tasso di mortalità del 3% nella stragrande maggioranza di persone già in condizioni di salute precarie.

ma non diciamolo, ogni vita è preziosa, ogni vita ha un valore inestimabile. un po’ come il nostro futuro e quello dei nostri nipoti che si troveranno a pagare i debiti che abbiamo fatto e faremo in aggiunta a tutti quelli, già abnormi, che avevano in passato. e certi diritti poi restano comunque intoccabili, i “diritti acquisiti”, quelli che manco gesù cristo in persona potrebbe levare.

è stato l’anno dell’unità politica in italia, dove bho, chi c’ha capito qualcosa è bravo. è stato l’anno degli annunci in tv, di presidenti a vari livelli, nazionali e regionali, in tv loro più delle annunciatrici del tg, social a gogo e argomenti in loop, sempre gli stessi, che mai -credo- hanno trovato concretezza ad oggi.

parlano di ristori, adesso, e di “aiuti” a marzo, con sparate di miliardi di euro a ogni lucina di telecamera, mille volte al giorno, fiumi di soldini che non so se qualcuno ha mai visto.

ma ora ci sono i regali, l’estate è lontana, i morti sono solo un numero alla fine, la vita va avanti e serve un contabile per capire come muoversi tra i giorni arcobaleno imposti dal governo con le millemila regole e regolette.

poi al tg hanno spiegato come aggirare i problemi, ma questa è una storia diversa.

l’italia è un grande paese, il paese dei moduli e delle autocertificazioni, che se poi ti fermano comunque paghi 400 euro e il ricorso poi andrà come andrà, l’importante è fare cassa. un po’ come hanno fatto qualche giorno fa le ferrovie, che date le ingenti perdita e la “gola” di biglietti per spostarsi a natale hanno “giustamente” aumentato i costi dei biglietti. associazione consumatori sul piede di guerra e piccata risposta dall’altra parte che, in sintesi, “abbiamo avuto tante perdite, vediamo di arrotondare un po’”.

altra guerra tra poveri.

e niente, tutto qua, più o meno, il nostro 2020, fatto per me da funerali e mancate rivalse (per fortuna) e dalle solite beghe sociali e lavorative che ho vissuto come sotto potenti sedativi.

ci aspettiamo tutti un miracolo per il 2021, alberghi pieni, viaggi e vacanze, con imprenditorini pronti a tornare alla guida delle loro fuoriserie sgomamndo sorridenti nel regno di gente pagata 1000 euro al mese -senza ferie perchè derubate dallo stato durante le varie ondate- e con la nonna 101enne che fa ciao ciao con la manina dal finestrino, lato passeggero.

lei è salva, debiti non ne ha. ma ne lascia qualcuno in più di quelli che ha trovato.

buon 2021 a tutti.

ricordatevi il gel, la mascherina e di lamentarvi quando vedete gente che si fa i cazzi propri incurante del virus. così oltre a qualche dente in meno magari rimediate anche un titolone sui giornali.

auguri!

Dei discorsi di fine anno (prefazione)

è finita. sono in ferie. le sudatissime ferie che come ogni anno sono sempre più lontane e difficili da raggiungere, sempre più incerte, mai una certezza granitica di poterle godere appieno, camminando sul filo delle scelte di altri che basta una parole e già sono rovinate in un qualunque modo.

il discorsone di fine anno non ha avuto luogo, semplicemente perchè sarebbe stato “fare assembramento” e dopo tutte lo boiate e le messe in scena fatte “per il virus” dentro e fuori l’azienda mi sarebbe davvero sembrato uno sputo in faccia ritrovarsi “distanti ma vicini” nel solito salone.

avevo pensato anche a un video messaggio, niente di più normale per chi sembra governare un piccolo stato, ma invece la decenza ha prevalso in qualche modo e quindi è arrivata semplicemente una breve e mail.

tutto da programma: partiti male ma finiti quasi bene, con un fatturato in negativo ma per fortuna -loro- di un “niente” percentuale. solita trafila sul futuro, l’impegno, la concorrenza, sul dover essere sempre i primi, sempre guardando avanti, la tecnologia, il miglioramento, eccetera. che quando c’hai i soldi magari è anche facile, no? vabbè.

la stronzata è arrivata già alla seconda riga quando è stato detto che “a marzo abbiamo dovuto chiudere prima per coscienza e poi per volontà del governo”, boiata senza precedenti dato che il 13 marzo siamo rimasti a casa perchè “costretti” dalla semplice evidenza che nessuna azienda era ancora aperta, clienti e fornitori era spartiti e i grandi capi, con almeno 8 giorni di ritardo rispetto a molti altri miei amici che lavorano altrove, si sono resi conto che stavano pagando gente per scaldare la sedia. penose anche le successive comunicazioni, coi miei amici che almeno 20 giorni prima sapeva tutto su normative a cassa integrazione e io che invece venivo disturbato perchè mi si chiedeva praticamente di “fare un sito web per telefono”, lavoro urgentissimo e fondamentale che, come tutto il resto, è finito nel cesso ancor prima di essere creato. ma questa è un’altra storia.

a fine anno tutti si sentono in dovere di salire sul podio, inviarti una email, apparire in tv, pubblicare sui social, tutti insegnano tutto al loro pubblico, pubblico costretto in varie forme o misure, con consapevolezza o meno, a recepire i suddetti comunicati, nella maggior parte dei casi immagino annuendo reprimendo la voglia di mettersi a urlare frasi poco carine.

comunque sia.

anche io quest’anno, per la prima volta, farà il mio comunicato di fine anno. forse non lo leggerà nessuno, ma non importa.

lo fanno tutti.

lo voglio fare anche io.

fine della prefazione.