Casa tua

sai, fa sempre strano tornare a casa tua e toccare la tua assenza. vedere gli oggetti di una vita che prendono polvere, scuriscono, invecchiano. vedere una molletta da bucato dimenticata a terra senza che nessuno si preoccupi di raccoglierla. sapere che le erbacce resteranno lì fino a quando qualcuno non darà il diserbo, vedere la pianta nell’angolo del giardino che ormai è diventata tre volte l’accettabile e nessuno se ne cura, nessuno prende l’iniziativa di sistemare perchè tanto, quando anche tuo marito verrà a farti compagnia, la casa e tutto il resto sarà venduta e sicuramente demolita.

sistemare cosa? per chi? non ha senso neanche raccogliere la molletta dal pavimento.

il tuo cappello rosa sullo scaffale ha fatto le ragnatele e io ogni tanto lo smuovo e lo accarezzo per poi riporlo dove stava, con un nodo alla gola, a volte piccolo, a volte grande.

entro in casa e ti parlo, dico “haaloò!” come ero solito fare e tu mi rispondevi allo stesso modo dall’altra parte del muro prima ancora di vedermi.

il tuo profumo di fiori ha lasciato spazio all’odore da uomo del vedovo, l’odore di aria stagnante, di stanze che non vedono certamente detersivo per pavimenti con freschezze floreali.

ci sei ma non ci sei più, anche se sei sorridente nella foto di natale in corridoio del 2016, noi tutti insieme, felici, quella sera ai compleanni fatti in taverna, col cappellino di carta che non volevi indossare, troppo ridicolo, sicuramente.

eppure sei lì, col sorriso sincero in quella foto, di chi si stava divertendo nonostante il casino dei fastidiosi parenti.

e ora sei su quel muro, immortalata con quel sorriso, con l’attimo di quel momento, che guardi chi entra e chi esce da casa tua, quella casa che hai costruito, fisicamente ed emotivamente, che hai amato, curato, pulito e mantenuto per anni.

non ci sei più e io me lo ripeto da gennaio ma ancora non l’ho capito.

me lo ripeto ma non lo capisco, è come se qualcuno provasse a spiegarmi qualcosa di facilissimo ma io, stupido e rintronato, non capisco. o forse non voglio capire, semplicemente.

perchè se capissi me ne farei una ragione e io non voglio. perchè non ci potrà mai essere una ragione del perchè dio o chi per lui ha voluto portarti via da me.

ti voglio bene.

Job

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Dei weekend a casa

primo weekend (a metà) senza mare e già le soddisfazioni piovo copiose.

doppio invito a MISS GIOSTRINA, entrambi rifiutati, prima perchè “mi vedo con un ragazzo” poi, la sera “non esco perchè sono stanca”. l’avevo invitata a prendere una fetta di dolce da qualche parte ma evidentemente l’impresa è titanica.

IL PELOSO oggi non s’è mai fatto sentire e pure per lui l’invito per un caffè (dopo che la signorina ha dato buca) è caduto nel vuoto: manco ha letto il messaggio.

e domani si torna a scaldare la sedia sotto il primo cielo invernale col meteo che non promette nulla di buono e io che mi domando se e quando tornerà uno scampolo d’estate per farmi tornare la mare dove, sebbene tutto sarà chiuso e impacchettato, se non altro sarò si da solo ma almeno circondato da milioni di ricordi.

l’inverno è iniziato alla grande e siamo solo in autunno.

come la vedo male.

malissima.