Vasetti

LEI prima era un “si” a denti stretti, poi è volata al mare, poi, oggi, il “si” è diventato menefreghismo e quindi oggi da ikea ci sono andato da solo.

il quadro che avevo visto era scontato di un paio di euro così l’ho preso e nel giro a metà fatto nel frattempo (reparto oggettistica, tanto del resto non mi interessava nulla) ho recuperato il vaso azzurro che addocchiavo da tempo e che era ormai giunto a esaurimento.

poi ho iniziato a girare tra candele, decorazioni, orologi e cornici.

non so come a un certo punto ho alzato lo sguardo sulla parete delle cornici e lì, in bella mostra, mai notato prima nonostante mesi di ricerca, c’era il vasetto che volevo per completare il trio che avevo visto nel sito! praticamente un miracolo dato che era esaurito da tempo e nonostante richieste di info al banco clienti la risposta era sempre stata “ciccia”.

era incollato a una mensola ma con un robusto strattone per staccarlo e un po’ di lavoro di unghie per togliere la colla rimasta ecco qui nuovo e perfetto.

non ci avrei mai sperato! (patetico come trovare un vasetto sia fonte di felicità, lo ammetto, ma mi piaceva troppo e adesso il set è completo!).

sabato porterò tutto al mare nel nuovo appartamento e scommetto che sarà perfetto. anche il quadretto, per quanto piccolo, penso che farà la sua porca figura da qualche parte.

ci fosse stata anche LEI di sicuro non lo avrei mai notato.

quando si dice “meglio soli”!

Vuoti weekend

si conclude qui l’unico ponte “estivo” prima delle ferie di agosto (ammesso che ci siano dato che in questo mondo di figli di puttana affamati di denaro tutto cambia dall’oggi al domani senza preavviso).

a casa, sempre e comunque, tranne che per due salti da ikea e altrettanti ai soliti quattro centri commerciali ormai diventati da anni mio unico svago nel tempo libero.

in attensa che apra il campeggio ovviamente.

ieri pomeriggio sono uscito con IL TRASCINATORE, oggi di rientro dall’ikea SOPRAMMOBILE non era disponibile per un drink ma in compenso questa sera vedrò IL PELOSO che mi aggiornerà sul lungo weekend di mare e campeggio (non il mio ovviamente).

sabato prossimo in teoria tornerò al mare, solito giro del centro e della vecchia spiaggia ancora deserta, ma pur di uscire di casa e fare qualcosa di diverso va benissimo anche fingere che l’estate sia già a pieno regime (come invece già avrebbe dovuto essere in effetti).

i migliori anni sprecati in attesa di non so neanche io cosa, nel mare generale di apatia e indifferenza, con gente come MISS GIOSTRINA o I TONTI che per farli uscire di casa pare sia necessario bombardarla.

Un pomeriggio come tanti

un normale pomeriggio come tanti, due amici che viaggiano in auto verso i soliti centri commerciali, le solite chiacchiere, le solite cose, risate e tutto il resto.

la normalità.

io e IL TRASCINATORE, da soli, non accadeva da tipo 6 anni almeno.

abbiamo parlato di lavoro ma soprattutto delle fisse de IL PELOSO, con il virus, gli alberi capitozzati e tutto il resto. inclusa la sua relazione con FRANCESCA RUBACUORI che ancora oggi a distanza di anni lui racconta di essere fidanzato e lei smentisce categorica.

affari suoi.

e lui, IL TRASCINATORE, racconta, fa esempi, parla di amici, della compagnia, di pizze, di incontri, di divertimento.
racconta tutto come un fiume in piena senza farsi venire in mente, neanche per un istante, che sta parlando di quanto sia stata divertente la sua esistenza negli ultimi anni dove anche il sottoscritto avrebbe volentieri partecipato ma nessuno, lui in primis, ha mai avuto l’illuminazione di alzare il telefono.

che poi la scusa perfetta sarebbe dirmi “sai, pensavo di avesse inviato [nome a caso]”. che va bene magari una volta, due al massimo, ma gli altri 6 anni non saprei proprio come giustificarli.

comunque.

la normalità di un giro a negozi, come un tempo era cosa ovvia e normale, che oggi invece è quasi un evento pre apocalisse.

divertente, contento di aver rispolverato le vecchie abitutidi soprattutto perchè nei prossimi 3 fine settimana senza campeggio questa sarà -o spero lo diventi- la mia routine.

una piacevole compagnia, uno svago, una distrazione prima della grande riapertura già troppe volte e troppo a lungo rimandata. poi sarà l’estata, più o meno quella di sempre, ma comunque sia estate. e ci rasanno altre avventure da vivere altrove, in posti lontani fisicamente ma vicini al cuore, forse con gli amici dell’anno prima, forse con altri. o forse in solitaria.

che tanto quando sono lì, anche da solo, da solo non mi sono mai sentito.

e siamo anche stati da mc donald’s, senza nessuna turba mentale sul “cibo spazzatura”, l’assembramento o il “non fidarsi perchè una bambina è troppo piccola” (e la mamma troppo cogliona e paranoica).

dopo più di 6 anni. noi. amici.

almeno per un pomeriggio.

la vita ci sorprende sempre.

La mia amicizia

cresciamo con l’idea che l’amicizia sia ovunque, che sia amico il bambino che ti da confidenza al mare, quello col quale passi una bella estate facendo castelli di sabbia e giri in bicicletta.

poi cresci e comunque sono tutti “amici”: i compagni di classe, quelli che incotri a qualche corso, ci ridi, ci scherzi, condividi, chaicchieri.

restano amici anche quando i compagni diventano ex, tu entri in ufficio e trovi altre persone, tutte “amiche”, tutte che io tengo a debita distanza perchè (grazie a dio) fin dal primo giorno di lavoro, ovunque sia, ho sempre avuto la regola che “i colleghi NON sono amici e gli amici NON POSSONO essere colleghi”.

parlo per me: sono cresciuto con la convinzione dell’amicizia che si vede nei telefilm, dove il gruppo di amici di turno si parano il culo l’un l’altro senza dire una parola, si invitano, condividono, si aiutano, si supportano, piangono insieme, ridono insieme. un mondo dove il telefono non si usa per i video di cazzate ma per telefonare, chiedere, assicurarsi sulla felicità del prossimo.

crescendo ho trovato tanti amici, ma nessuno come quelli che si vedono nei telefilm.

ho tenuto rapporti con gente che mi ha definito in pubblico “il mio migliore amico” ma che poi spariva puntualmente per mesi e ancora oggi ci si vede solo per natale e compleanni o quando lui deve sfogarsi del lavoro o raccontarmi dei suoi successi affettivi.

ho avuto gente che è rimasta a parlare in una piazzola deserta in campeggio fino alle 3 di notte e adesso a fatica risponde al telefono.

ho avuto gente che mi stritola coi suoi abbracci ogni volta che mi vedere ma poi sparisce per anni e mi chiede, seccata, di “non mandare immagini stupide sul cellulare che ha poca memoria perchè la vuole tenere per le foto dei suoi figli”. 20 anni di amicizia, questo è il livello.

ho avuto gente che è passata dal vedermi 50 volte a settimana a zero volte in 2 anni.

amici che chiamano quando c’era il conto da pagare o quando serviva far numero per qualche attività.

40 giorni di quarantena e nessuno ha mai chiamato per sentire se ero ancora vivo. al contrario io ho sempre chiamato tutti, passando la bellezza di 25 ore al telefono in totale, più o meno.

ma non importa.

oggi affronto tutto con più distacco: ti conosco, si, piacere, due chiacchiere, quattro risate, teniamoci in contatto ma ora già parto con l’idea che se vorrò farlo sarò solo io a chiamare, perchè dall’altra parte, come fanno tutti, ci sarà solo il silenzio.

è un po’ come se mi sentissi “uno dei tanti”, quello che incontri nel luogo “X” e per quante cose, parole, avventure, situzioni, gioie, dolori si condiviano alla fine tempo 6 ore senza vedersi e manco ricordano la tua esistenza.

evidentemente sbaglio io, chiaramente, in un mondo dove il motto per tutti è “me ne fotte un cazzo” essendo l’unico a non seguire detta direttiva sono io in fallo.

ma va bene cos’, ripeto. basta prenderne atto.

oggi rido, chiacchiero, conosco, condivido, lascio il numero di telefono.

poi se voglio lo uso, ti chiamo, chicchiero, rido, eccetera. vorrei fosse anche al contrario questa cosa, ma se non capita mai poco male.

basta che io sia felice.

tutto qua.

Chi trova un amico non trova un tesoro

questa mattina ho portato il vecchio pc in negozio e ho ordinato quello nuovo, consegna prevista per la prossima settimana, a dio piacendo anche prima. ovviamente io spero in quel “prima”.

LEI al mare, io dal parente a preparare il caffè, sistemare casa alla buona e preparare i medicinali. sono passato a prelevare soldi per pagare il pc e ho comprato un nuovo paio di infradito da usare in campeggio, altra cosa da mettere nel mucchio in attesa di una stagione che quest’anno sembra non voler iniziare mai.

oggi pomeriggio andrò al solito centro commerciale (quello dove sono già stato ieri) ma in compagnia de IL TRASCINATORE. non accadeva di uscire con lui da 5 anni, se non 6 o 7 addirittura.

l’ho invitato io, pensando che il suo invito della settimana scorsa potesse fare da potenziale apripista a un “ritorno di amicizia” che però questa volta, per quanto mi riguarda, avrà delle regole ben precise.

SI a uscite e serate al bar, SI a ikea, centri commerciali, centri città. SI a parchi divertimenti, fiere, mostre, mercatini. Si al cinema.

poi ci sono i NO.

NO a regali di compleanno, comuni o singoli. NO soldi per festeggiare gli altri, nascite, morti, lauree, eventi a sorpresa. NO alle cene in ristorante.

se avrò occasione di andare al mare o in giro per i cazzi miei lo farò, andrò, viaggerò, senza farmi problemi di comunicare, invitare, condividere.

l’amicizia come la volevo io chiaramente non esiste, l’ho ben capito nel corso dell’ultimo decennio, quindi NO a qualuque cosa riguardi spese extra, spese per regali, spese per quote o qualunque altra cosa non copra i puri costi di quello di cui IO e solo IO godo al 100%. pago quello che uso solo io, pago quello che mangio solo io, pago quello che sfrutto solo io.

l’amicizia non ha bisogno dei soldi o almeno, per me, non ne ha mai avuto bisogno.

l’amicizia non è una persona da chiamare quando c’è un conto da dividere e non è neanche un tappabuchi da convocare al bisogno.

o ci sei quando IO ho bisogno, voglia, desiderio, altrimenti ciao, resta pure dove sei, ho passato 10 anni da solo e di certo non mi spaventa passare così i prossimi 100, se l’alternativa è pagare regali da 20 euro e riceverne da 5.

e si, il 99% è questione di soldi, non quelli che non voglio spendere, ma quelli che purtruppo ho già speso per lauree, nascite, attestati, diplomi e semplice beneficenza, come i due cellulari presi a uno sfigatissimo IL LAUREATO che ha ottenuto il pezzo di carta dopo 15 anni di “studio”.

e io pago? no, non funziona così. ha funzionato (per gli altri) in passato, adesso i rubinetti sono chiusi. no money.

non voglio regali, non faccio regali. auguri per la laurea, congratulazioni per il bambino (condoglianze più che altro), sono felice per la tua carriera. per l’attestato, per l’onomastico, per quel cazzo che ti pare.

sono con te, al tuo fianco, ma GRATIS. no more money. che di money in passato ne ho spesi a centinaia per tutti quanti e alla fine sono finito col restare da solo per anni lo stesso.

se vi sta bene avermi gratis benissimo, altrimenti, ripeto, amici come prima.

anzi no, non parliamo di amicizia.

quella è un’altra cosa.