Professione virus

ikea, venerdì sera, a poche ore dalla chiusura. parcheggio deserto, lascio l’auto praticamente davanti alla porta d’ingresso. evito di salire le scale ed entrare dall’area casse perchè al piano c’è il solito frustratello della security che gentilmente mi chiede di fare il giro ed entrare dall’ingresso, cosa logica a parole, un po’ meno se per via del virus hanno spostato l’ingresso 80 km più avanti con l’aggravante di una serpentina infinita di transenne che manco a gardaland per salire in giostra.

raggiungo quindi l’ingresso e come al solito scavalco la transenna per evitare di fare 50 km a piedi, cosa ridicola perchè di fatto non c’era nessuno in coda!

la tipa all’ingresso (sempre security) mi vede e mi “sgrida”, perchè “non si può scavalcare”. fingo di non aver capito e le chiedo di ripetere. e lo ripete.

“vabbè”, le dico, chiaramente è ovvio che non essendoci nessuno non ho “rubato” il posto a qualcuno.

“deve aspettare che entrino i signori” e mi indica una coppia in arrivo a 50 metri di distanza.

ok. resto fermo lì tipo 2 secondi, questi mi superano, entrano e poi entro io dietro di loro.

“adesso è contenta” la sbeffeggio non appena metto piede in negozio.

non so se mi ha sentito, ma penso di si.

la classica scemetta disoccupata che non appena finirà la pagliacciata del virus tornerà a fare la coda all’ufficio di collocamento perchè il suo contrattino per misurare la febbre all’ingresso ai clienti scadrà e la società per cui lavora le darà un calcio nel culo e “grazie e arrivederci”.

poi vediamo se può permettersi di andare da ikea a saltare la fila.

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